Fotovoltaico, stangata dopo gli incentivi

L’obbligo d’accatastamento degli impianti casalinghi fa schizzare la rendita catastale e le tasse. Pascolo: «Un paradosso»

PORDENONE. Sarà anche energia pulita, ma rischia di costare di più e non per colpa del sole. Se l’esaurimento degli incentivi ha frenato il mercato del fotovoltaico, c’è un altro regalo della burocrazia che rischia di rallentare ulteriormente il ricorso alle energie rinnovabili e di alleggerire il portafogli dei contribuenti che hanno creduto nelle fonti rinnovabili.

La circolare 36/E dell’Agenzia delle Entrate (di fine 2013), impone l’obbligatorietà dell’accatastamento per gli impianti fotovoltaici casalinghi di portata superiore ai 3 kW di potenza il cui valore superi il 15% della rendita catastale dell’immobile che alimentano. Chi ha un impianto ed è superiore a questi limiti, si vedrà quindi aumentare le imposte che si riferiscono all’immobile sul quale insiste l’impianto: la Tares (tassa sulle immondizie) e pure l’Imu (l’imposta sull’immobile) per dirla con due sigle purtroppo note a tutti.

E non sono certo pochi a rischiare l’extra. In provincia di Pordenone, su 6897 impianti fotovoltaici (fonte Gse), ben 4606 hanno una potenza compresa tra i 3 e i 20 chilowatt. Se l’impianto tipo per coprire il fabbisogno familiare è di 3 kw, fino a qualche anno fa proprio in virtù di incentivi importanti concessi dallo Stato, diversi privati hanno realizzato impianti più potenti. Considerato che un kilowatt richiede circa 7 metri quadri di superficie, tetto permettendo, molti hanno scelto moduli da 4, 6 o anche 10 kW di potenza.

«Siamo al paradosso – analizza il presidente di Confartigianato Silvano Pascolo – perché invece di incentivare il ricorso a impianti che hanno una valenza ambientale, prima che economica, si va a fermare il settore. Capisco gli impianti di una certa dimensione, per i quali è comprensibile un aumento del valore catastale, ma per impianti di 3-4 chilowatt, che servono al fabbisogno di una famiglia, una normativa di questo tipo è pensalizzante».

Per l’utente finale – «anche perché molte famiglie hanno scelto questi impianti non tanto per risparmiare, quanto per contribuire alla produzione di energia pulita» – ma anche per le aziende installatrici. «Il fermo degli incentivi ha già ridotto considerevolmente il mercato – evidenzia Pascolo - perché alla fine chi installa un impianto nuovo oggi ha solo le normali detrazioni. Se a questa disparità ci mettiamo l’aumento del valore catastale dell’immobile e quindi delle tasse collegate, rischiamo di fare lo stesso errore che si è fatto tassando le imbarcazioni da diporto. Invece di combattere l’evasione, si è distrutto un settore e tanti piccoli artigiani».

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