Fondò la Lancia: San Vito si confronta con Claudio Fogolin

SAN VITO. La croce è ancora lì, ai margini del greto del Tagliamento. Piantata tra sassi e alberi, trascurata e incerta se restare in bilico o cadere. Ricorda la fine di uno dei protagonisti sanvitesi, nel bene e nel male, del Novecento. Sulla croce è impressa la scritta: “Claudio Fogolin, 27 aprile 1945”. Un nome che ha provocato divisioni, nella politica e nella comunità sanvitesi. E continua a farlo. Anche nei giorni scorsi, come avviene di tanto in tanto, qualcuno ha fatto la “scoperta”: quella croce in Tagliamento. Dal cippo al dibattito che, favorito dall’oblio nel quale è stato lasciato cadere il personaggio, alimenta miti, inesattezze, visioni contrapposte.
Ritornano così le accuse alle amministrazioni “rosse” sanvitesi di non voler parlare di Fogolin, il cofondatore della casa automobilistica Lancia, nonché ciclista ai massimi livelli, tennista e molto altro. Ucciso in quella data dai partigiani. Lo scomodo sanvitese, dunque, che non va evocato, neppure per i suoi meriti, in quanto l’onta della fedeltà assoluta al fascismo oscura tutto.
Ma è proprio così? L’amministrazione comunale - ed è questa la novità - apre al dibattito, ma dal punto di vista storico. Parlare di Fogolin a tutto campo, dell’imprenditore, ma anche del fascista, dopo un lungo silenzio, potrebbe contribuire a fare chiarezza. Su un aspetto è comunque destinata a permanere la divisione, sancita più di una volta anche in consiglio comunale. Nessuna commemorazione o targa, come chiede la destra sanvitese. «L’ho detto anche all’insediamento del consiglio: Fogolin, in qualità di cofondatore della Lancia, va ricordato – afferma Iacopo Chiaruttini (Fratelli d’Italia), che è sempre stato tra coloro che hanno accusato l’amministrazione dell’oblio su Fogolin –. Convegni se ne possono anche fare, ma la piorità è commemorarlo, intitolandogli un luogo pubblico. Andrebbe dato decoro anche al luogo nel quale è piantata la croce che ne ricorda l’esecuzione».
«Parlare di Fogolin? Sarebbe ora», afferma Pietro Ceolin, coautore, con Raffaele Cadamuro, del libro “Claudio Fogolin. L’origine anche sanvitese della Lancia” (2007). Sull’intitolazione, l’amministrazione non ha cambiato idea rispetto alle risposte in consiglio comunale. Ma di parlarne, anche a più voci, può essere venuto il momento. «Dal punto di vista storico c’è la massima disponibilità a parlare di Fogolin, per esempio in una conferenza – afferma l’assessore Pier Giorgio Sclippa, che sulla storia di San Vito ha firmato numerose ricerche –. La sua figura storica merita di essere studiata. Anch’io ne ho scritto nel recente numero di VeneziEuropa dedicato a San Vito. Ma l’importante è discuterne a tutto campo: non si può parlare del fondatore della Lancia e non del resto. D’altronde, avendo letto gli scritti di Fogolin, credo che nemmeno lui avrebbe accettato che qualcuno nascondesse la sua appartenenza politica».
Il Comune, dunque, accetta proposte: chi volesse proporre un dibattito storico pubblico a più voci, stando alle parole di Sclippa, verrebbe ben accolto.
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