Folla per l’addio a don Molinaro, sacerdote filosofo

In centinaia alla cerimonia funebre celebrata a Codroipo L’arcivescovo: si era messo con umiltà al servizio della gente
Codroipo 28 novembre 2011 funerale Tefoto Copyright PFP/Turco
Codroipo 28 novembre 2011 funerale Tefoto Copyright PFP/Turco

CODROIPO

Lo hanno ricordato come uomo, come sacerdote, come filosofo. Tre profili distinti, che in don Aniceto Molinaro, scomparso a 75 anni a causa di un male incurabile, si fondevano in un unico grande animo volto allo studio e alla ricerca delle verità. Una verità, come è stato sottolineato ieri durante la cerimonia funebre, dal vescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, «che ha sempre indagato con rigore intellettuale e morale trasmettendo questo modo di operare ai suoi allievi». È grande il vuoto che ha lasciato don Aniceto, uno dei più grandi metafisici di livello internazionale. Come grande il suo «contributo dato alla scienza filosofica», la sua riflessione «sul rapporto tra fede e intelligenza» e il suo confronto «critico e costruttivo con la cultura contemporanea».

«Personalmente – ha detto Mazzocato durante l’omelia - avevo avuto modo di conoscere don Aniceto in alcuni recenti incontri ricchi di umanità e contenuto. Mi ha colpito lo spirito profondo che lo animava. Quando è rientrato in diocesi per continuare a fare il sacerdote si è messo a disposizione della comunità con grande umiltà. La sua è stata una testimonianza di libertà di spirito essendosi dedicato a questo suo ultimo ministero con ammirevole fedeltà e con una serenità che nasceva dalla fede in Gesù».

A porgergli l’ultimo saluto centinaia e centinaia di persone, tra le quali i docenti e gli studenti dell’Università del Laterano di Roma, dell’Università gregoriana nonché dell’ateneo di Sant’Anselmo dove aveva ricoperto per oltre quarant’anni l’incarico di docente di filosofia morale e metafisica. Tra di loro, anche il discepolo Leonardo Messinese, che lo ha voluto ricordare con la voce rotta dalla commozione, e il professor Giuseppe Schiff, vicepresidente nazionale dell’Associazione docenti italiani di filosofia, di cui don Aniceto era presidente dal 2000. «Nella sua sobrietà e riservatezza - ha affermato quest’ultimo - non avrebbe autorizzato alcun discorso elogiativo, in quanto per lui il filosofo era chi vive nel silenzio e nella riflessione e si nutre della verità. Non c’era parola pronunciata da lui che non fosse purificata dall’analisi critica del pensiero e anche il suo sorriso era quello puro e pensato, mai gratuito e senza senso. Rifuggiva dal silenzio della chiusura, ma si immergeva nel silenzio meditativo». E in silenzio Aniceto Molinaro, nella propria casa di Passariano, se n’è andato. La folla commossa, al passaggio della sua bara, gli ha tributato un lungo applauso. Un applauso che forse lo avrebbe imbarazzato, lui, così umile e riservato. Ma che è diventato il simbolo della riconoscenza e della gratitudine della “sua” gente.

Viviana Zamarian

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