Finti vaccini, il gup sospende il processo

La difesa di Emanuela Petrillo: «Qui il clima non è sereno». Atti trasmessi in Cassazione per valutarne il trasferimento
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo



Da un lato, «un clamore mediatico senza precedenti», dall’altro, le pressioni dei genitori che, «seppure legittimamente turbati, sollecitano una giustizia “giustizialista”» ai magistrati. Sono questi, secondo i difensori di Emanuela Petrillo, i fattori che avrebbero concorso a creare un clima talmente compromesso, a Udine, da «condizionare pesantemente le sorti del processo» in corso nei confronti della loro assistita. Motivi di «legittimo sospetto», di fronte ai quali il gup Daniele Faleschini Barnaba ha ritenuto di disporre la sospensione del procedimento, in attesa che la Corte di Cassazione, cui gli atti saranno trasmessi su richiesta della difesa, decida in merito all’istanza di rimessione del processo ad altro tribunale, che gli stessi legali, avvocati Paolo Salandin e Chiara Pianon, di Treviso, avevano avanzato ieri, in apertura dell’udienza preliminare.

Del caso dell’ex assistente sanitaria di 32 anni, di Spresiano (Treviso), accusata di avere finto di iniettare il vaccino a centinaia di piccoli pazienti, tra il distretto di Codroipo, dove prestò servizio dal 2009 al 2015, e l’Ulss n.2 di Treviso, dove si trasferì e lavorò fino allo scorso giugno - quando, scoppiato lo scandalo, venne licenziata per giusta causa (il provvedimento è stato impugnato) -, si tornerà a parlare il prossimo 17 maggio. Quel giorno, il giudice comunicherà il responso degli ermellini. In caso di accoglimento, il procedimento si sposterà davanti a un gup di Trento.

In aula, il pm Claudia Danelon, titolare del fascicolo, e gli avvocati di parte civile si erano opposti alla richiesta di sospensione della difesa. «Non ce l’aspettavamo e la consideriamo soltanto una perdita di tempo», hanno affermato gli avvocati Mirta Samengo, dell’Aas 3 “Medio Friuli”, e Laura Baggio, dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine. «La sola presentazione dell’istanza obbliga il giudice a trasmettere gli atti alla Cassazione – ha osservato l’avvocato Fabio Crea, dell’Ulss 2 di Treviso –. La sospensione, invece, è discrezionale e il giudice ha ragionato in termini di opportunità e, anche, di rispetto nei confronti dell’autorità decidente. Quanto all’imputazione, comunque, gli elementi probatori a supporto della richiesta di rinvio a giudizio restano cristallizzati e solidi». Petrillo è chiamata a rispondere di falso, abuso d’ufficio e peculato. «Gli argomenti proposti – ha detto l’avvocato Roberto Mete, che rappresenta i genitori di una bambina – non appaiono meritevoli di accoglimento. La vicenda ha avuto un certo interesse mediatico e i fatti hanno suscitato una preoccupazione diffusa tra molte famiglie, ma non sono ravvisabili circostanze che possano giustificare il trasferimento del processo dal giudice naturale. Quella adottata, in ogni caso, è una soluzione di buon senso, visto che, qualora la Cassazione accogliesse il ricorso difensivo, le attività esperite sarebbero inutili».

Intanto, ieri l’imputata non era presente. «Non è venuta, perchè non è serena e voleva evitare d’incontrare persone che potessero importunarla», ha detto l’avvocato Salandin. In questi mesi, sia lei, sia lo stesso difensore sono stati oggetto di minacce su Fb e attraverso lettere «da parte – ha spiegato – di genitori arrabbiati». —

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