Filo diretto Pordenone-India per dare una casa agli orfani

L’Ambuj onlus fondata da Barbara Trevisan si occupa dei più bisognosi. Oggi un incontro in biblioteca. Tra i progetti anche uno legato al calcio

PORDENONE. Parte da Pordenone il filo della solidarietà che arriva sino in India. Merito della pordenonese Barbara Trevisan che ha già avuto esperienze nel Paese asiatico con i bambini di un orfanotrofio e che ha fatto di ciò una ragione di vita, lasciandosi il passato alle spalle e buttandosi concretamente in questo progetto. L’associazione che ha fondato si chiama Ambuj onlus.

L’intento è di aiutare le persone più bisognose, con uno sguardo particolare alla condizione dei bambini e delle donne. Costituita in Italia, ha diversi progetti attivi a Jaipur, in India.

E le opportunità per conoscere la realtà indiana e fare del bene anche dalla Destra Tagliamento sono concrete, a partire dall’appuntamento in programma per oggi, alle 20.30, nella sala Degan della biblioteca, dal titolo “Il perdono come tecnica psicologica e nuova competenza vitale” che sarà condotto da Veronica Loperfido.

In India, Ambuj onlus ha l’obiettivo di creare una casa che possa ospitare almeno 20 bambini orfani o abbandonati per farli crescere istruiti, forti e sani.

La realizzazione avverrà a Jaipur, nel nord-ovest dell’India. «Un progetto che si potrà concretizzare soltanto nel lungo termine – ha spiegato Barbara – in quanto la legge indiana prevede che per aprire un orfanotrofio bisogna costituire una Ong e spettare tre anni».

«Lo scorso aprile sono tornata in India per avviare le pratiche di apertura dell’orfanotrofio – ha ricordato Barbara – e nel frattempo ho preso contatto con un’associazione locale per lavorare con progetti-scuola quale percorso di formazione. Mi è stato così possibile individuare un paio di stanze da prendere in affitto in un quartiere dove ancora scuole non ce ne sono».

La scuola è aperta nello slum (una sorta di baraccopoli) nel quartiere di Shankar Nagar, dove saranno accolti circa 20 bambini in età scolare con la prospettiva di allargare l’educazione anche alle donne e a studi professionali per insegnare un mestiere.

Ma non finisce qui. Il sodalizio aiuterà Ravi Shankar, un ragazzino di 13 anni che vive nell’orfanotrofio di Lucknow che si è ammalato di setticemia dopo l’infezione di una ferita. Anche il padre di Ravi è morto di setticemia a causa delle condizioni igieniche precarie e per questo motivo la credenza è che sia costretto a fare la fine del genitore e nessuno si prende la responsabilità di pagargli le cure.

In fase di elaborazione c’è anche un progetto sul calcio con la collaborazione dell’ex calciatore Marco Nappi. «Io sono in India – ha spiegato Barbara –, ma c’è chi mi aiuterà in Italia gestendo gli eventi e tutti gli aspetti burocratici: Laura Presta e Silvia Albano». Per dare una mano si può donare attraverso l’Iban IT 81 A 36000 03200 0CA010572938.

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