Fidanzati uccisi a Pordenone, i genitori di Trifone: ecco dove bisogna indagare

Hanno riferito ai pm nuovi elementi utili all’indagine. Si setacciano i contesti lavorativi e sociali, dalla palestra alla movida
MESSAE FIACCOLATA PER RAGONE E COSTANZA
MESSAE FIACCOLATA PER RAGONE E COSTANZA

PORDENONE. «Prenderanno il killer. Ne sono sicuro». Francesco Ragone, il padre di Trifone, ripone la massima fiducia negli inquirenti, ma teme che «la pressione mediatica non li faccia lavorare con serenità». Venerdì mattina, insieme alla moglie Eleonora Ferrante, si è presentato in Procura.

Hanno riferito ciò che hanno appreso, di recente, da ambienti pordenonesi, legati ai contesti lavorativi frequentati dai due fidanzati uccisi. Dalla palestra al mondo dei locali.

Confidano che possa trattarsi di un elemento utile alle indagini. L’hanno messo nero su bianco, in un verbale. Sul quale c’è il massimo riserbo. Ad assillarli, una domanda ancora senza risposta: perché?

Per la prima volta i genitori del sottufficiale dei carristi hanno incontrato il procuratore capo della Repubblica Marco Martani. Avevano già avuto modo di conoscere, invece, il pm Pier Umberto Vallerin, titolare dlel’inchiesta.

«Sono persone che desiderano collaborare – sottolinea Martani –, aiutare la giustizia per ricevere giustizia. Nessuno – la nota di empatia fa breccia nell’aplomb del procuratore – vorrebbe essere nei loro panni in questo momento».

Lunedì sarà depositata la perizia balistica, inquirenti a caccia del movente del killer
Placeholder

Lunedì sarà depositata la perizia balistica, che consentirà di stringere il cerchio sull’arma del killer che ha trucidato a colpi di pistola Teresa Costanza e Trifone Ragone nel parcheggio di via Interna, il 17 marzo scorso. Intanto collaborano attivamente alle indagini, con i propri consulenti legali, le famiglie dei due ragazzi.

Il codice penale consente, infatti, alle parti offese, vittime di reato, di svolgere indagini difensive parallele. Potranno sentire, per conto proprio, i testimoni e le persone informate sui fatti. Per poter accedere, invece, ai corpi di reato (come l’automobile in cui i ragazzi sono stati uccisi, la Suzuki alto bianca, ancora sotto sequestro) dovranno richiedere e ottenere l’autorizzazione degli inquirenti.

I genitori di Trifone ritorneranno in città quando sarà effettuato il sorvolo con il drone dotato del software Sky hunter per mappare tutte le celle telefoniche, un’iniziativa dello studio forense al quale si sono rivolti per le indagini difensive. Ieri si sono soffermati, nella ricorrenza dei quattro mesi dall’assassinio dei due ragazzi, di fronte alla palestra, nel parcheggio.

Francesco Ragone fuma una sigaretta dietro l’altra. «E pensare che ero riuscito a smettere per quattro anni. Dopo quello che è successo, ho ripreso», sospira. Ripensa al calore dei pordenonesi che li hanno circondati di testimonianze d’affetto: «È questo ciò che conta. Quanto all’assenza del sindaco alla fiaccolata, se non è venuto vuol dire che non ci teneva».

Gli occhi gli si illuminano quando ricorda il suo primogenito e quanto ci tenesse al nuovo incarico nella Guardia di finanza, per il quale aveva rinunciato volentieri, da un anno e mezzo, alle sfilate di moda o alle comparsate in discoteca.

«Quando a Bari – aggiunge – dopo il dissequestro dell’appartamento dei due ragazzi, abbiamo disfatto le scatole con gli effetti di Trifone, siamo scoppiati a piangere. È stata una seconda pugnalata. In quel momento ci siamo resi conto che non sarebbe tornato mai più».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto