Feste in villa con fuochi d’artificio paga 309 euro e chiude il processo
pradamano
Alla fine Claudio Braidic, il 50enne di etnia rom residente a villa Giuseppe, all’ingresso di Pradamano, contro cui sul finire del 2019 si erano levate le proteste del Comune per il disturbo arrecato al sonno dei vicini con le sue feste private, se l’è cavata con un’oblazione. E cioè con un rito alternativo che, a fronte del versamento di una somma nelle casse dello Stato, consente all’imputato non soltanto di chiudere il procedimento penale avviato a suo carico, ma anche di vedere estinto il reato.
Una scorciatoia, insomma, che, codice alla mano, è stata quantificata in 309 euro, ossia 154,50 euro per ciascuna delle due serate finite nel mirino della Procura. Prima, il “ricevimento” organizzato in occasione del cinquantesimo compleanno della moglie, e, qualche giorno dopo, quello con cui famiglia e amici hanno festeggiato la vigilia di Natale.
L’epilogo ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Paola Turri, che ha ammesso l’oblazione e dichiarato l’estinzione del reato, ossia la contravvenzione del disturbo della quiete pubblica, che era stato contestato a Braidic. In occasione di entrambe le feste, accompagnate tra l’altro da musica alta, sparo di fuochi d’artificio e gincane automobilistiche per tutta la notte, le segnalazioni di alcuni cittadini avevano determinato l’intervento delle forze dell’ordine, sia i carabinieri della stazione di Pavia di Udine, sia gli agenti della questura di Udine. Sul posto si erano presentati anche il sindaco, Enrico Mossenta, e una vicina di casa. In paese, contro le scorribande della famiglia, era anche stata avviata una raccolta di firme.
«Tanto rumore per nulla», ha commentato il difensore di Braidic, l’avvocato Piergiorgio Bertoli, che pochi giorni dopo gli episodi, aveva a sua volta provveduto a presentare denuncia, questa volta contro il sindaco, la vicina di casa e una decina di altre persone per i commenti che avevano lasciato su Facebook a seguito degli episodi (tre quelli indicati alla Procura). Violazione di domicilio e della privacy e istigazione a comportamenti che determinano discriminazione etnica e razziale, le accuse ipotizzate dal legale. Che fa sapere come il procedimento sia ancora aperto.
«L’amministrazione locale dovrebbe comprendere la portata giuridica di certe iniziative, prima di avviarle e di illudere così i cittadini che possano essere risolutive delle situazioni che le vengono segnalate – continua l’avvocato Bertoli, all’uscita dal tribunale –. Petizioni e denunce, come dimostra questo caso, finiscono per comportare soltanto un enorme spreco di denaro pubblico, con l’ulteriore risultato di scontentare i cittadini». —
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