Festa per i 150 anni dell’istituto Zanon di Udine: caccia agli ex

UDINE. Sono passati quasi centocinquant’anni da quando, nel 1866, il commissario del re Quintino Sella volle in città un istituto superiore che guardasse al mondo scientifico ed economico, su un’idea del politico e giornalista Pacifico Valussi.
Convinto che un’istruzione tecnico-economica potesse costituire un’opportunità per i friulani e aiutarli a inserirsi meglio nel sistema politico-amministrativo che si stava delineando con l’annessione del Friuli al Regno d’Italia.
Quella scuola qualche anno dopo fu intitolata ad Antonio Zanon, l’economista che nel Settecento portò in Friuli le idee dell’illuminismo europeo, e spalancò le sue porte a studenti che poi si seppero distinguere non soltanto nel panorama regionale. Basti pensare a Bonaldo Stringher, governatore della Banca d’Italia, o allo scienziato Arturo Malignani. E tra gli “illustri” ricordiamo anche gli insegnanti, come il geografo Giovanni Marinelli o lo scrittore Carlo Sgorlon.
L’associazione “Zanon amico”, nata una decina d’anni fa per volontà di un gruppo di ex allievi ed ex insegnanti, vuole celebrare il 150º anniversario dell’istituzione della scuola superiore. Insieme con il dirigente scolastico Antonio Colussi e con la collaborazione di Enti e istituzioni locali, intende promuovere sin da ora una serie di manifestazioni ed eventi da sviluppare poi nel corso del 2016.
«Vogliamo stimolare i ricordi e le segnalazioni di persone che hanno studiato allo Zanon e poi hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo economico e sociale della regione e non solo – sottolinea Flavio Pressacco, presidente dell’associazione, nonchè ex allievo illustre e già fondatore e preside della Facoltà di Economia dell’Università di Udine e poi docente dello stesso ateno –. Sicuramente ce ne sono altri che hanno avuto ruoli importanti nella vita della comunità, oltre agli studenti più noti come Stringher o Malignani».
Ma non è solo questo l’obiettivo. Oltre a sottolineare il ruolo che l’istituto, la «scuola di banchieri», considerata anche «l’università tecnica del Friuli e dell’Istria», ha avuto nella preparazione di una classe dirigente, l’iniziativa vuole infatti «far riflettere anche sulla stessa storia del Friuli nell’ultimo secolo e mezzo».
All’indirizzo mail info@zanonamico.org – si legge sul sito dell’associazione – è possibile inviare documentazione, anche fotografica, riguardante ricordi, aneddoti, esperienze sportive e teatrali e qualsiasi informazione relative ad ex allievi e allieve che abbiano avuto un ruolo significativo nella crescita economico-sociale e culturale.
La nascita dello Zanon, infatti, rappresentò una sorta di rivoluzione. «Non fu un evento casuale – sottolinea Pressacco –, ma il frutto di una decisione che il commissario regio Quintino Sella prese dopo l’esito del referendum che, a conclusione delle vicende relative alla terza guerra d’indipendenza, aveva sancito l’annessione del Friuli al Regno d’Italia.
È significativo che la nuova scuola superiore fosse un “istituto tecnico completo”, a testimonianza della sua natura polivalente. All’epoca a Udine – continua – non c’era il liceo scientifico (il Marinelli nacque soltanto nel 1923) e neppure il Maligani (risale agli anni Trenta) o il Marinoni (anni Sessanta)». C’era però lo Stellini, al quale era stata demandata la formazione classica.
Ecco perché lo Zanon diventò la culla di tutti gli approfondimenti tecnico scientifici rilevanti sotto il profilo del progresso e della conoscenza. «L’istituto, dunque, per un lungo periodo racchiuse diverse “anime”: scientifica, agraria, tecnica, quella dei geometri e dei ragionieri».
Tra i banchi della scuola superiore si sono seduti, nel corso di 150 anni, «il dirigente bancario Angelo Sette, ma anche glorie sportive di alto livello come i cestisti Nino Cescutti e Sergio Maschio, il geometra Giovanni Spangaro, il ristoratore Tito Tavano e il figlio Renato che seppe farsi conoscere anche nel mondo del basket». Nomi di udinesi che, accanto ai più noti Stringher e Malignani, hanno frequentato lo Zanon e sono poi diventati, “qualcuno” ognuno nel proprio settore.
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