Feletto Umberto, strangola la moglie e si costituisce ai carabinieri
Un raptus di gelosia nell'hinterland di Udine. I rapporti fra i due erano difficili. Lei l’aveva lasciato un mese fa, poi era ritornata a casa

UDINE.
Avevano ricominciato a rivolgersi la parola proprio ieri. Dopo settimane di rapporti tormentati, finalmente una giornata di normale tran tran familiare: lui davanti alla tv, lei coricata in camera, entrambi i figli a spasso. Poi, alle 18.50, la tragedia. Un raptus della gelosia. Salvatore Guadagno, operaio di 39 anni, afferra per il collo la moglie, Carmela Cerillo, bidella di 38 anni, e stringe fino a soffocarla. Mezz’ora dopo si affaccia al balcone, al civico 48 di via Cavour, a Feletto, e chiama la vicina: «Carmela – dice – non c’è più. L’ho ammazzata». E, poi, ai carabinieri che lo arrestano: «L’ho fatto, perchè mi tradiva».
La tragedia si consuma in cucina. Muta, dolorosa e disperata, come le grida strozzate della donna. Nessuno, nel condominio, sente qualcosa. Neppure la madre, la sorella e il cognato di Guadagno, che abitano nell’appartamento vicino. È una bella giornata di festa e niente sembra guastare l’armonia ritrovata: non il rumore di un piatto rotto, né l’eco di una lite. Anche la casa è in ordine. Eppure, dietro quelle mura, un uomo ha appena compiuto il più efferato dei delitti.
E davanti a quella palazzina, pochi minuti dopo l’allarme, ci sono soltanto le auto dei carabinieri e della polizia. Entrano solo gli investigatori, comandati dal capitano Fabio Pasquariello, i carabinieri della sezione rilievi, i colleghi della Radiomobile e, naturalmente, il magistrato, dottoressa Lucia Terzariol, e il medico legale, dottor Carlo Moreschi. Ai lati della strada – tenuta a debita distanza dai carabinieri delle stazioni di Fagagna e Udine est – la gente si ferma, guarda incuriosita, chiede informazioni. Si tira a indovinare e si pensa all’ennesimo incidente stradale all’incrocio con via Fermi. Finchè la voce dell’omicidio non raggiunge tutti e allora l’espressione cambia e si fa a gara a ricordare chi mai abitasse in quell’appartamento.
Una famiglia come tante, con i coniugi originari di Napoli ma da tempo radicati in Friuli, dove hanno messo al mondo e cresciuto i loro due figli. Ma di loro, in paese, da tempo girano anche altre storie. Si parla di una relazione extraconiugale: lei avrebbe trovato un altro compagno, un friulano che da gennaio si sarebbe trasferito a Branco, per avvicinarsi a lei, in attesa della sua separazione dal marito.
Chiacchiere, certo, ma non prive di qualche fondamento. A cominciare dalla segnalazione che Guadagno, il 1° aprile, formalizza recandosi alla stazione dei carabinieri di Feletto Umberto: sua moglie è scomparsa da qualche giorno. Avrebbe abbandonato il tetto coniugale, portandosi via i figli. Scattano gli accertamenti e in breve arriva la risposta: la donna si è allontanata da casa volontariamente. Rientrerà una decina di giorni dopo. E la vita, a casa Guadagno, riprenderà – almeno all’apparenza – come prima. Fino a ieri sera, quando qualcosa ha fatto nuovamente saltare gli equilibri. Che cosa sia esattamente accaduto e cosa i coniugi si siano detti prima dell’omicidio è ancora al vaglio degli inquirenti.
Neppure il lungo interrogatorio al quale l’operaio è stato sottoposto, subito dopo l’arresto, nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri, in viale Trieste, è bastato a ricostruire le fasi immediatamente precedenti l’assassinio. Assistito dall’avvocato d’ufficio Giorgio Caruso e posto sotto torchio dal magistrato e dal comandante del Nucleo investigativo, Guadagno ha raccontato di non ricordare le fasi salienti che lo hanno portato a uccidere la moglie, limitandosi a riferire di essersi ritrovato a un certo punto con le mani al collo di lei.
Quanto ai loro rapporti, l’uomo ha ammesso che gli ultimi tempi erano stati contraddistinti da fasi burrascose, culminate con la temporanea separazione decisa dalla moglie. Una pausa di riflessione – ha spiegato – che la donna aveva voluto prendersi, salvo poi tornare sui suoi passi e rientrare a casa. Poco prima della mezzanotte, l’uomo è stato trasferito nel carcere di via Spalato: l’accusa è di omicidio volontario aggravato. L’appartamento, al primo piano del condominio, è stato posto sotto sequestro.
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