Fede, speranza e cammino: a Pordenone si apre il Giubileo
La celebrazione si è tenuta nella mattinata di domenica 29 dicembre nel santuario della Madonna delle grazie e nel duomo di San Marco.
Il vescovo Pellegrini: «Umanità lacerata dall’odio, lasciamoci perdonare da Dio»
Fede, speranza, cammino. Si è aperto, in diocesi, il Giubileo, con le celebrazioni che si sono tenute, nella mattinata di domenica 29 dicembre, a Concordia Sagittaria e, nel pomeriggio, in città. Aperte le Porte Sante. Entrambi i riti sono stati presieduti dal vescovo Giuseppe Pellegrini.
Per quanto concerne Pordenone, la partecipazione è stata elevata. Fedeli di tutte le età, accomunati dalla volontà di partecipare a un momento denso di significati, che apre un anno in cui saranno molteplici le opportunità di riflessione. La celebrazione è iniziata nel santuario della Madonna delle Grazie, da dove è partita la processione, guidata dal Vescovo; dietro di lui il vicesindaco reggente Alberto Parigi. I fedeli, quindi, hanno attraversato la Santissima e il ponte di Adamo ed Eva, prima di arrivare alla soglia della concattedrale San Marco. L’ingresso in chiesa con la croce, proveniente dalla Terra Santa, antica e preziosa.
Il vescovo ha detto che la festa della Santa Famiglia di Nazareth invita a guardare alla «consapevolezza di Gesù di essere amato dal Padre e che il Padre ama tutta l’umanità». Da questo «inizia il compito missionario della Chiesa e dei cristiani: annunciare nel mondo l’amore e la salvezza che Dio opera in Gesù. Una Chiesa appassionata di Dio e dell’umanità, che cammina dietro il Maestro». Il vescovo ha sottolineato come l’Anno Santo sia un tempo opportuno per «per sentirci amati da Dio, per accorgerci che ci è vicino».
Il presule, quindi, ha rinnovato l’invito del papa a far tacere le armi. «Se guardiamo l’orizzonte del mondo alla fine di quest’anno e all’inizio dell’anno giubilare, ne rimaniamo spaventati. L’umanità è lacerata dall’odio e dalla violenza e tutto sembra travolto dal male. La guerra russo-ucraina continua con il suo carico di morti e sofferenze. Gaza e altri paesi del medio oriente sono diventati luoghi di distruzione e di morte e in tante parti del mondo continuano a scoppiare devastanti conflitti. Molte persone quotidianamente scappano dai loro poveri paesi alla ricerca di una vita più dignitosa, ritrovandosi a essere “richiedenti asilo”. Vi invito a leggere con attenzione e ad accogliere l’accorato appello che papa Francesco ha rivolto al mondo nel suo messaggio natalizi, di lasciarci perdonare da Dio, di riconciliarci tra di noi e di far tacere le armi».
Infine, il vescovo ha invitato a non aver «paura di mettervi in cammino per spalancare la porta del vostro cuore e per aggrapparvi alla speranza» e a «scorgere quei piccoli segni e gesti presenti nel mondo di oggi. Sono segni di prossimità, solidarietà e amore che ci dicono che la speranza non è morta, perché l’amore è più forte della morte e più lungo del tempo della vita». Solo così, ha concluso il vescovo, «potremo riscoprire il senso vero della nostra umanità e della nostra vita, la sacralità di ogni vita, la gioia della famiglia, della fraternità e l’impegno di donarci agli altri, specialmente ai fratelli e sorelle che sono nel dolore». Quattro chiese giubilari, cinque proposte diocesane di pellegrinaggio, dieci pellegrinaggi in diocesi per gli otto segni di speranza. Sono queste le principali proposte per l’Anno Santo.
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