Famiglie del Cormôr, ecco l’albero genealogico

Alla riscoperta delle proprie radici: per cercare la propria identità, ma anche per non perdere l’identità di un luogo. Magari di un quartiere, come nel caso del borgo del Cormôr. È quanto ha fatto Daniele De Nipoti: un viaggio indietro nel tempo, per ricostruire e ripercorrere in un grande albero genealogico trecento anni di storia e di memoria delle otto famiglie più antiche.
De Nipoti è un udinese di 56 anni, che fin dalla nascita vive e risiede nello storico borgo udinese in cui a dettare gli spazi e distribuire i residenti è il flusso del torrente Cormôr: “di là e di ca da l’aghe”, tra la parte alta e quella bassa. Il lavoro di reperimento e raccolta di materiali, tra aneddoti storici, ricerche nei registri delle parrocchie e vecchie fotografie, è durato circa dieci anni. Duplice il risultato di De Nipoti: una mostra realizzata proprio in occasione del centenario della costruzione della chiesa e allestita nella sala attigua, dove si potrà visitare fino al 23 novembre, e la ricostruzione dell’albero genealogico, a partire dal 1.600, di quattro delle famiglie originarie di Cormôr, borgo che sotto l’occupazione austriaca fu anche per un periodo riconosciuto come Comune.
Una ricostruzione minuziosa, frutto di un lavoro nato dalla passione per la ricerca e la storia, ma che non nasconde una vena nostalgica, per il timore di perdere quell’identità di quartiere che caratterizza un popolo e una comunità. Circa settecento, oggi, gli abitanti, di cui solo duecento “doc”. In mostra, gli alberi genealogici delle famiglie Della Rossa (dal 1627), Casarsa (dal 1662), De Vit (dal 1683) e Bastianutti (dal 1727), dai primi battesimi e matrimoni celebrati, fino al 1985, anno in cui si fermano le ricerche. Le ricostruzioni delle altre casate storiche sono ancora in fase di elaborazione.
«La madre del mio bisnonno faceva parte della famiglia De Vit, uno dei ceppi più numerosi originari di Cormôr – racconta De Nipoti –. Nonostante il mio cognome sia originario di Basaldella, mio nonno e mio padre hanno sempre vissuto qui». La rassegna annovera quasi 350 immagini, tra volti, luoghi, avvenimenti importanti e semplici momenti di vita quotidiana e bucolica, visto che fino al terremoto del 1976 era una zona prevalentemente agricola. Prime comunioni, l’alluvione del 1966, abitanti del quartiere, come “le ortolane” in pellegrinaggio a Castelmonte, i tifosi dell’Udinese del Club e la squadra di calcio del Cormôr, l’ora del “vespro” nei campi, l’osteria con privativa da Jolanda negli anni Venti, la storica all’Avellino e la Stella. Ma anche il liutaio Sergio Peressoni, che prima di trasferirsi negli Stati Uniti e divenire uno dei più riconosciuti e apprezzati artigiani, indossò la divisa bianconera e giocò con la squadra di casa. Un tuffo nel passato, insomma, per mettere in luce il prima e il dopo del borgo del Cormôr. Le radici di un popolo sono importanti e non vanno dimenticate, perché «la memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé».
Giulia Zanello
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