Fallimento del Centro commerciale “Tom”: due ex amministratori agli arresti domiciliari a Lignano

La Cassazione conferma le richieste di misura cautelare della Procura.

Già sequestrati 6,8 milioni di euro tra immobili, auto, soldi e quote

societarie. Un terzo ai domiciliari a Sesto San Giovanni

Due arresti (domiciliari) a Lignano e uno a Sesto San Giovanni: è la nuova tappa dell’inchiesta sul fallimento del centro commerciale “Tom” di Santa Marina di Sala.

Su delega della procura della repubblica di Venezia, la guardia di finanza ha eseguito una misura cautelare nei confronti di tre persone indagate per reati connessi al fallimento di un centro commerciale di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia.

Ai domiciliari sono finiti a Lignano Luigi Ardizzoni e Massimiliano Riolfo, mentre a Sesto Renato Celotto, tutti legati con vari ruoli alla società del centro commerciali “Tom”.

 Dopo un primo rigetto da parte del Gip, a seguito dell’impugnazione della Procura della Repubblica, la misura cautelare è stata invece disposta dal tribunale per il riesame ed ora confermata dalla Corte di Cassazione.

Gli arresti si pongono al termine di una complessa attività investigativa, diretta dalla locale autorità giudiziaria ed eseguita dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia, che ha consentito sia di raccogliere plurimi e circostanziati elementi indiziari a carico degli amministratori dell’impresa che gestiva il centro commerciale, configuranti possibili violazioni penali di carattere societario e tributario, sia di consentire alla Procura della Repubblica di richiedere al Tribunale il fallimento della società.

La gravità degli elementi emersi in ordine alle ipotesi distrattive dei beni aziendali, delle false informazioni nei bilanci societari e dell’emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ha indotto la Procura della Repubblica ad avanzare all’Ufficio Gip del tribunale di Venezia richiesta per l’applicazione di misure cautelari sia personale che reali, che, tuttavia, venivano rigettate.

Avverso tale rigetto, la procura della Repubblica di Venezia ha proposto appello al tribunale del riesame di Venezia che, in quasi sostanziale accoglimento dell’originaria proposta, ha disposto il sequestro preventivo sia per equivalente che diretto, per complessivi euro 6.858.891,96 e gli arresti domiciliari per persone.

Il provvedimento di sequestro dei beni è già stato eseguito a giugno dello scorso anno, permettendo di cautelare 11 immobili siti nelle provincie di Venezia, Udine e Treviso, nonché 3 automezzi, quote societarie e disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati.

Alcuni dei beni immobili erano schermati attraverso la fittizia intestazione a propri familiari come anche sembrerebbe risultare confermato dalle ulteriori indagini svolte dalla Guardia di Finanza.

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