Faccine e simboli al posto dei cartelli: «Così ridisegniamo 500 comuni in emoji»
L’IDEA
Le cartoline sono superate, il T9 non è una casella di battaglia navale e le abbreviazioni che tanto piacevano negli anni duemila sono fossili digitali. Nel 2018, per esprimere le proprie emozioni, ci sono le “emoji”, le simpatiche faccine che usiamo sui social (celebrate ieri con la festa internazionale delle emoticon).
Volete dire ti amo? Lasciate stare Catullo e scegliete uno di quei grossi cuori pulsanti. Vostro marito vi ha fatto arrabbiare? La faccina che fa per voi è quella rossa. Avete gioito per la vittoria della Francia ai mondiali? La bandiera dei “Blues” è una delle possibilità. E a proposito di luoghi e nazionalità: c’è chi, navigando nel mare di megabyte, ha osato superare le colonne d’Ercole del “web” e rappresentare più di 500 comuni del Friuli Venezia Giulia con faccette e simboli. Stiamo parlando di David Benvenuto e Marco Tonus della redazione del periodico “Mataran”. Il progetto si chiama “Friuli EmoJulia” ed è una raccolta in tredici tavole dei comuni del Fvg, ridisegnati con le emoji (scelti dal menù di WhatsApp). «L’idea è nata per caso, da uno scambio di messaggi tra amici - racconta David Benvenuto -. «Non immaginavamo un successo simile». La prima tavola, pubblicata sulla pagina Facebook del periodico, ha raggiunto le 90mila visualizzazioni ed è stata ricondivisa centinaia di volte. Molte sono traduzioni in emoji che ammiccano all'italiano, ai dialetti veneteggianti della bassa e alla lingua friulana, altri sono evocazioni dei luoghi. Bisogna pensarci un po' ma fanno tutti sorridere.
«Abbiamo chiesto ai lettori di darci una mano. Sono arrivati centinaia di commenti e richieste in privato», spiegano da Mataran. Da qui l’idea di allargare il raggio d’azione fino a 500 comuni per tutte e quattro le province, inserire tutto in una mappa e creare anche un libretto tascabile acquistabile sulla loro pagina Facebook.
Il lavoro “topo-emo-grafico” dei Mataran non si ferma di certo qui. Anche perché loro l’hanno promesso: «Non ci daremo pace finché non avremo tradotto Ronchi dei Legionari». —
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