Fabbriche presidiate, chiamata per i 51 sindaci La protesta/ Foto - Video

Pordenone, domani dalle 11.30 assemblea aperta con tutti i primi cittadini della provincia L’ex manager: «Se questa fabbrica chiude, la città torna agli anni Cinquanta»

PORDENONE. I lavoratori dell’Electrolux di Porcia chiamano a raccolta i primi cittadini del Friuli occidentale. Accade domani, mercoledì 6 novembre, quando dalle 11,30 alle 13, nel piazzale antistante la portineria nord dello stabilimento, «i lavoratori di Porcia in sciopero incontrano i sindaci della provincia».

«Abbiamo invitato i 52 sindaci del territorio - spiegano le Rsu di Fim Fiom e Uilm dell’Electrolux - a partecipare ad un confronto con noi per discutere delle prospettive non solo di questa azienda ma più in generale del pordenonese, e invitarli a sostenere le nostre lotte per il mantenimento del bene prezioso che si chiama lavoro. Siamo convinti - sostengono i delegati - che la nostra lotta, grazie al fatto che siamo lo stabilimento storico e più grande della nostra regione, possa contribuire a dare voce a molte vertenze delle realtà più piccole che vedono i lavoratori impegnati a difendere il proprio futuro».

Domani nuova iniziativa di sciopero, dunque, e assemblea aperta con i lavoratori e soprattutto i primi cittadini della provincia. Una prima adesione è già arrivata. Claudio Pedrotti ha infatti assicurato la propria partecipazione all’incontro già ieri mattina quando si è recato a Porcia in occasione della nuova mobilitazione. Pedrotti ha assicurato che «noi non molleremo.  La vicenda Electrolux sarebbe una catastrofe per il nostro territorio».

Non dimenticando la vertenza Ideal Standard, la sofferenza del comparto edile, la crisi del mobile, Pedrotti ha proseguito rilevando come «se si chiude tutto, per questo territorio significherebbe tornare agli anni 50». Il sindaco ha anticipato l’intenzione di inviare una lettera al principale quotidiano economico svedese in cui «rivendichiamo il fatto di essere azionisti di Electrolux, non solo passivi portatori di interessi, e in qualità di azionisti quando vengono assunte decisioni, dobbiamo essere coinvolti». In questa lettera Pedrotti chiede all’opinione pubblica svedese se ritiene sostenibile questa globalizzazione in Europa».

Annuncia poi la disponibilità «ad andare a Stoccolma e a Bruxelles e non solo con il governo italiano ma anche nella veste di sindaci, per portare le nostre istanze e per dire che queste scelte non sono accettabili. Soprattutto non dopo gli sforzi e i sacrifici che sono stati fatti. Non molleremo - ripete Pedrotti -, ma non per questo ci piegheremo ad una guerra tra poveri nel tentativo di salvare le fabbriche. E vogliamo capire perché alcune decisioni sono state prese, visto che sappiamo quali livelli di produttività e qualità sono stati raggiunti a Porcia». Conoscere le motivazioni che sono all’origine delle decisioni, «e portare le nostre proposte», questa la promessa di Pedrotti.

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