Ex vertici Bcc di Manzano 11 verso il patteggiamento

All’udienza preliminare la Banca d’Italia si è costituita parte civile Il 10 giugno si deciderà sull’ammissibilità dell’incidente probatorio
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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di Alessandra Ceschia

Starebbero valutando la possibilità di ricorrere a un patteggiamento 11 dei 22 indagati nell’ambito dell’inchiesta che, lo scorso anno, ha investito, fino ad azzerarli, gli ormai ex vertici della Banca di credito cooperativo di Manzano. È stata fissata per il 10 giugno l’udienza nel corso della quale il gup Daniele Faleschini si pronuncerà in merito alla richiesta avanzata dal pm Marco Panzeri di procedere all’incidente probatorio per sentire, anche in prospettiva di un rito alternativo, Claudio Moratti (ex direttore della filiale di Cividale), Claudio Chiandetti (ex vicedirettore), Roberto Turrin (ex responsabile area commerciale) Giancarlo Furioso (ex responsabile ufficio controlli), Raffaele Belliato e Tania Taskova Vassileva (amministratori di Agrifunghi e Rila Impex srl), Roberto Rosini (ex direttore filiale di Moimacco), accanto a Nicoletta Blasutig, Michele Blasutig e Pia Gottardo (soci della Cattarossi). Alcuni degli avvocati difensori – fra i quali Giuseppe Campeis, Carlo Anzil e Carlo Monai – avrebbero già avviato contatti in questo senso. I legali avranno due giorni per presentare memorie sull’ammissibilità dell’incidente probatorio nei confronti del quale l’avvocato Riccardo Seibold si è pronunciato nel corso dell’udienza di ieri, in cui la Banca d’Italia si è costituita parte civile nei confronti degli ex vertici della Bcc, in particolare quelli per i quali sarebbero state formulate accuse di riciclaggio (come l’ex direttore Dino Cozzi, gli ex vicedirettori Gianberto Zilli e Claudio Chiandetti), ma anche del vecchio cda, come Ezio Cleri (ex presidente) e Salvatore Capomacchia (ex presidente del Collegio sindacale).

A questo riguardo, il direttore Angelo Zanutto ha precisato «che la Bcc non è stata chiamata in causa dalla Banca d’Italia, che invece si è costituita parte civile nei confronti della vecchia dirigenza dell’istituto e di una parte del vecchio cda».

La banca, rappresentata dall’avvocato Campeis, «si è messa a disposizione per arrivare a un patteggiamento e concludere la vicenda – ha sottolineato il direttore - aggiungendo che gli attuali vertici si sono ritrovati a gestire una situazione, al loro insediamento, che li vede totalmente estranei alla vicenda».

Partita dagli accertamenti di natura fiscale condotti dalle Fiamme gialle nei confronti di Daniele e Andrea Specogna, titolari dell’omonima impresa edile di Cividale, l’inchiesta si era poi allargata fino a coinvolgere persone che, all’epoca dei fatti contestati (dal 1996 al febbraio 2010), ricoprivano incarichi amministrativi o di direzione per l’istituto di credito e le sue filiali. Diverse le accuse nei confronti dei 22 indagati, dal riciclaggio all’appropriazione indebita.

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