Ex Sintesi, vanno all’asta macchinari e marchi aziendali

SPILIMBERGO. Vanno all’asta il cuore produttivo e i marchi dell’ex Sintesi spa, storica azienda con sede a Spilimbergo, nella zona industriale del Cosa, dichiarata fallita lo scorso 27 maggio.
Attraverso un bando di gara, pubblicato anche nella sezione “data room” del sito www.fallimentipordenone.com, Norberto Paronuzzi, dottore commercialista con studio a Pordenone, in qualità di liquidatore giudiziale del concordato preventivo omologato Ame srl in liquidazione (già Gruppo Sintesi spa), ottenuta l’autorizzazione del comitato dei creditori e del commissario giudiziale Alberto Cimolai, proverà a recuperare risorse necessarie a rimpinguare il concordato preventivo, il cui capitale è stato utilizzato per effettuare almeno una parziale e urgente pulizia dell’impianto di cromatura a spese degli ex dipendenti che ancora attendono il pagamento di spettanze arretrate.
L’asta si terrà lunedì 12 dicembre, alle 17, a Pordenone. Due i lotti in vendita: il primo, del valore complessivo di 163 mila euro, è costituito da macchinari e attrezzature conservati nell’ormai ex magazzino adibito a carico-scarico merci.
Il secondo lotto, stimato in 122 mila euro, include i marchi di proprietà aziendale Sintesi, Cabas, Bum, Dmk. Rimangono espressamente esclusi dalla vendita i beni e materiali facenti parte dell’impianto di cromatura sottoposto a provvedimento di sequestro penale dallo scorso marzo.
E’ notizia di qualche settimana fa che Ubi leasing spa, proprietaria dei “muri” dell’ex Sintesi, ha fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Comune di Spilimbergo che intima alla proprietà di impegnarsi, per le vie brevi, alla pulizia e allo smaltimento dei rifiuti ammassati nei capannoni.
Aree su cui la Procura della repubblica di Pordenone, alla vigilia dell’ultimo giorno di lavoro dei 24 addetti superstiti, a metà marzo, aveva posto la lente di ingrandimento, sequestrando il capannone in cui sono ubicati l’impianto di cromatura e gli uffici amministrativi.
Dall’indagine, scattata in seguito a una segnalazione dello stesso municipio, era scaturita la decisione di mettere i sigilli al capannone avendo rilevato un livello di cromo elevato.
Fatto preoccupante per l’amministrazione comunale al punto tale da segnalarlo all’autorità giudiziaria, nonostante fosse già partita la bonifica di alcune vasche.
Un’operazione, quella di bonifica dell’impianto di cromatura e del cosiddetto “cimitero delle sedie” (centinaia di scarti di sedute), di cui si sarebbe dovuta occupare la proprietà, appunto la Ubi leasing, che non soltanto pare non averne intenzione, ma che ha deciso di adire le vie legali.
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