Ex popolari venete: primi rimborsi entro la fine del 2020, ma è una corsa a ostacoli

D’Alleva (Consap): 50 mila domande, per quasi tutte serve integrare i documenti. Puschiasis: procedure di verifica da snellire, o rischiamo l’ennesima beffa
Udine 10 febbraio 2020 Fondo indennizzo sala valduga © Foto Petrussi
Udine 10 febbraio 2020 Fondo indennizzo sala valduga © Foto Petrussi

UDINE. Primi rimborsi entro l’anno. Ma la domanda per ottenere il risarcimento, da presentare esclusivamente per via telematica alla Consap (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) a Roma, sembra essere diventata, per gli ex soci di BpVi e Vb, una corsa a ostacoli, piena di insidie.

Di ciò si è avuta certezza ieri nel corso del convegno organizzato da Consumatori attivi, l’associazione udinese in prima linea sul fronte del risparmio tradito, alla quale hanno preso parte Massimiliano D’Alleva, direttore del servizio Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) presso la Consap, e Cristina Ioli, funzionaria Consap che si occupa della gestione del Fir.

Davanti a oltre 200 ex soci friulani delle due banche Popolari finite in liquidazione nel giugno del 2017, D’Alleva, pungolato dalle domande della presidente di Consumatori attivi, l’avvocato Barbara Puschiasis, ha risposto nel dettaglio su ogni questione, in quasi due ore di confronto.

«Il Fir è partito ad agosto - ha detto nell’introduzione Puschiasis -, all’inizio il portale online era piuttosto complicato. Poi ci sono stati diversi incontri con la Consap e con il Governo per arrivare a una semplificazione che è avvenuta. Il problema più grande, che riscontriamo anche adesso, quando mancano poco più di due mesi per poter presentare la domanda, è quello di avere tutti i documenti necessari da parte di Intesa, l’istituto che nel 2017 aveva rilevato le due ex Popolari venete dopo la liquidazione.

Sappiamo di risparmiatori che hanno richiesto le carte relative alla loro posizione a Intesa ancora sette mesi fa e che aspettano una risposta».

D’Alleva ha fatto il quadro del lavoro che sta svolgendo. «Abbiamo 150 addetti impegnati solo sul Fir - ha dichiarato -, per noi non ci sono sabati, domeniche o ferragosto. Al momento abbiamo ricevuto 50 mila domande da tutta Italia, 25 mila da parte di risparmiatori delle ex Popolari venete (circa 500 quelle friulane). Sappiamo delle difficoltà di Intesa, che è una banca radicata nel territorio, ma anche per loro la partita degli indennizzi è stata uno tsunami.

Ora i loro uffici si sono organizzati, hanno rafforzato gli organici per venire incontro alle esigenze dei clienti che chiedono quei documenti. Le domande sono 50 mila, ma i rapporti totali, cioè azioni od obbligazioni, per cui si chiede l’indennizzo, sono 80 mila. Finora una buona metà di quelle che ci sono pervenute sono carenti e hanno bisogno di integrazione. La domanda perfetta deve essere solo pagata, ma al momento ne abbiamo viste molto poche. Anche le dichiarazioni di successione, e questo riguarda molti ex soci della Popolare udinese, devono essere fatte a regola d’arte, altrimenti si rischia di non ottenere nulla».

D’Alleva ha quindi accennato alla tempistica dei risarcimenti. «Prima li eroghiamo - ha affermato -, meglio è per noi, ma non credo sia possibile prima della fine di quest’anno». La dottoressa Ioli ha precisato che «il tetto massimo per i rimborsi resta fissato a 100 mila euro», e ha sottolineato che «il principio che regola il Fir è quello di indennizzare i truffati nella misura in cui hanno subito un danno, quindi le azioni, per qualsiasi motivo regalate dagli istituti ai loro dipendenti, restano escluse dai risarcimenti, perchè c’è la gratuità e non il danno, a differenza di quelle erogate come bonus stipendio».

Il Fir ha una dotazione di 1,5 miliardi di euro «e tutti i soldi - hanno ribadito i funzionari Consap - saranno destinati ai risparmiatori. Vale a dire che se per soddisfare le domande saranno sufficienti meno di 1,5 miliardi, i soldi risparmiati andranno per una ulteriore tranche di rimborso, facendo aumentare il tetto del 30% oggi previsto».

Consumatori attivi, con la presidente Puschiasis, ha chiesto che l’indennizzo possa essere aumentato, che il Fondo possa essere rifinanziato, ma in primis che le procedure di verifica delle domande ai fini del rimborso da parte di Consap vengano snellite. «Infatti dopo una fase piuttosto articolata per l’invio delle domande che si concluderà il 18 aprile - ha spiegato la presidente - non vorremmo che a causa dei mille incroci di dati tra Consap, Agenzia delle entrate e banche per la verifica della legittimazione a ottenere l’indennizzo, i rimborsi anzichè arrivare già in estate o entro il 2020, arrivassero tra anni. Sarebbe l’ennesima beffa per migliaia di persone».
 

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