Ex colonia Oda: il Seminario parte civile

L’arcidiocesi di Gorizia si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario che la vede parte lesa nella vicenda per la compravendita dell’ex colonia Oda di Forni di Sopra. O meglio sarà il...
Aquileia 14 ottobre 2012.Cerimonia di insediamento di Monsignor Redaelli .come nuovo arcivescovo di Gorizia..Copyright © Foto Petrussi / Simone Ferraro
Aquileia 14 ottobre 2012.Cerimonia di insediamento di Monsignor Redaelli .come nuovo arcivescovo di Gorizia..Copyright © Foto Petrussi / Simone Ferraro

L’arcidiocesi di Gorizia si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario che la vede parte lesa nella vicenda per la compravendita dell’ex colonia Oda di Forni di Sopra. O meglio sarà il seminario arcivescovile, già proprietario dello stabile, che ha affidato la sua tutela a due avvocati di Padova, un penalista e un civilista. Ma sarà difficile per la diocesi recuperare i soldi perduti, almeno è quanto si percepisce negli ambienti della Curia. Ed anche percorrere la strada della causa civile è stata ritenuta impervia. La truffa c’è stata, e ben architettata, e i danni pare siano irreversibili. Impossibile anche rientrare in possesso della struttura oggi probabilmente nella disponibilità di qualche banca: al momento della compravendita era stato stipulato un mutuo ipotecario di cui si è rivalso l’istituto di credito. Almeno così si dice nel palazzo arcivescovile di Gorizia.

«Ci dispiace di aver preso questa struttura - ha detto l’arcivescovo monsignor Carlo Redaelli -, avremmo potuto disporre dei soldi da reinvestire a favore della gente. Ma questa vicenda non è la nostra maggiore preoccupazione». Monsignor Redaelli ne ha parlato a margine della conferenza stampa indetta per presentare il nuovo progetto di solidarietà verso le famiglie in difficoltà e verso chi ha perso o non ha un lavoro.

La truffa non è da poco: la Chiesa goriziana si è vista sottrarre un milione e 400 mila euro, tanto era il valore di edificio e terreni dell’ex colonia indicato nel 2007 nell’atto di compravendita sottoscritto regolarmente dinanzi a un notaio. Di questi soldi la Curia goriziana non ha mai visto un soldo. L’assegno, non circolare, depositato assieme all’atto, non era intestato neppure alla Curia. Soldi che, secondo l’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Udine, sarebbero finiti nelle tasche di Ennio Pavese, 75 anni, di Portogruaro, all’epoca procuratore per conto del Seminario arcivescovile di Gorizia per la vendita dell’ex colonia. Tutti meno 400mila euro destinati a Gianni Cibin, 58 anni, di Porcia, ai tempi vicedirettore generale della Banca Popolare di Cividale, che si era assunto il ruolo di mediatore tra il venditore e l’acquirente. Ma Cibin ha negato di aver mai preso il denaro.

Pavese, secondo la ricostruzione effettuata dalla Procura, era riuscito a tenere nascosta alla Curia la vendita dell’immobile, ma nel 2008 aveva cominciato a versare sul conto del Seminario, quale anticipo della vendita, bonifici e assegni per un valore di 205 mila euro che, con una serie di scuse, se li era ripresi tutti. Ed era sparito.

La Curia aveva utilizzato la struttura, che si trova a Forni di Sopra, sulla strada verso il passo Mauria, come colonia di bambini fino agli anni Ottanta. Poi era stata chiusa con lo volontà di alienarla. Quell’area, che si affaccia da una parte verso il Cridola, dall’altra verso il Varmost, era molto appetibile. Così in diversi avevano puntato gli occhi. E non solo. Ne era nata un’operazione immobiliare da 30 milioni che vedeva interessati imprenditori privati, la Regione attraverso Promotur e il Comune di Forni di Sopra, che in quel progetto intravedevano la possibilità di un rilancio turistico della montagna. Ma tra storie di tangenti e soldi sottratti alle banche non se ne fece nulla. A pagare per ora c’è solo la Chiesa goriziana che in questa vicenda ha avuto il torto di credere, probabilmente con troppa leggerezza, a chi aveva offerto la propria disponibilità a vendere quella struttura non più necessaria alle opere assistenziali della diocesi. (f.f.)

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