Ex Aas3, la sede resta fino al prossimo anno

I dubbi sul futuro dello stabile in piazzetta Portuzza Il sindaco Revelent: ne discuteremo con il commissario 



Futuro incerto per la sede dell’ex azienda sanitaria 3 in piazzetta Portuzza in vista della fusione con Udine prevista dalla riforma regionale. Le nuove direttive, prevedono la creazione di un’unica azienda che faccia capo a Udine e dunque da tempo ci si chiede se l’immobile di piazzetta Portuzza dove è sempre stata la direzione generale dell’Aas3 e in cui operano molti dipendenti nei diversi uffici, resterà tale. Con la riforma precedente, Gemona aveva mantenuto la sede legale dell’azienda, tanto è vero che diversi amministrativi erano giunti in piazzetta Portuzza da San Daniele, ma in futuro, quando tutto farà capo a Udine, resterà così? Il presidente dell’assemblea dei sindaci Gianni Borghi, si era detto pronto a dimettersi da quel ruolo perché dipendente all’ospedale di Udine, al momento resta in carica per volontà del commissario dell’Aas3 e dell’Asuiud Giuseppe Tonutti, e dunque almeno per i prossimi mesi seguirà i processi di riforma in atto. Sulla sede di piazzetta Portuzza fa sapere: «Fino al 2019 quella sede resterà tale. Lo stesso commissario ha ora facoltà di nominare dei vice commissari che gestiranno questa fase di riforma. Dopo di che, è anche chiaro che la direzione generale della futura azienda non sarà Gemona». Per il centro di Gemona, spostare altrove quegli uffici significherebbe avere un numero minore di persone che vi lavorano, ma da parte sua il sindaco Roberto Revelant è fiducioso: «È un po’ prematuro parlarne ora – dice –, perché quell’immobile potrebbe diventare una sede dislocata per certe direzioni delle nuova azienda. Sarà un questione che vogliamo affrontare con il commissario».

Quello che attende il Gemonese sarà un anno di cambiamenti sul fronte sanitario, e gli interrogativi sul futuro dello stesso ospedale San Michele sono molti: «Noi primi cittadini – dice il presidente dell’assemblea dei sindaci Gianni Borghi – abbiamo già affrontato la precedente riforma e siamo pronti a lavorare anche per applicare le future direttive regionali. Per noi è importante che gli amministratori possano dare il loro contributo nella scelte che riguardano l’organizzazione dei servizi sul territorio. Una delle grandi sfide è quella di razionalizzare pur garantendo i servizi, perché ci sono meno fondi. È chiaro che oggi – aggiunge – le strutture per acuti costano e chi deve affrontare un intervento è disposto a muoversi: del resto tali unità possono garantire un buon servizio quando affrontano un certo numero di casi all’anno. —

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