Evasione fiscale milionaria Cimolai patteggia la pena

Ha scelto la via del patteggiamento il “re dell’acciaio”. Si è chiuso così il procedimento a carico del pordenonese Luigi Cimolai, coinvolto nell’inchiesta a carico dei big dell’economia regionale per presunti reati fiscali legati alla creazione di società esterovestite in Lussemburgo. Diversa la posizione del commercialista udinese Gianattilio Usoni, 47 anni, che verrà discussa in aula il 23 aprile, data della prossima udienza in tribunale.
L’ingegner Cimolai, 62 anni di Fontanafredda, assistito dall’avvocato Bruno Malattia è comparso ieri dinnanzi al giudice monocratico Mariarosa Persico per la prima udienza che lo vedeva come imputato assieme a Usoni.
Cimolai, ha definito la sua posizione con l’Agenzia delle Entrate pagando 3 milioni e 600 mila euro, su queste basi è stata avanzata dal suo legale l’istanza di patteggiamento a sei mesi di reclusione convertita in 45 mila euro di multa. Una decisione che l’avvocato Malattia non ha inteso commentare. Lo ha fatto invece l’avvocato Maurizio Miculan che rappresenta Usoni. «Il mio assistito affronterà il processo – ha affermato – per dimostrare l’infondatezza delle accuse mosse nei suoi confronti, come già riconosciuto nei procedimenti analoghi archiviati dalla Procura di Udine».
L’intera vicenda è partita due anni fa con le indagini delegate ai militari della Guardia di Finanza di Udine dalla Procura. Indagini che coinvolsero numerosi imprenditori friulani, da Luigi Cimolai ad Antonio Maria Bardelli, presidente del gruppo che possiede il “Città fiera” di Martignacco nei confronti del quale la vicenda processuale non è stata ancora definita, fino a Riccardo Del Sabato e Gabriele Ritossa, vertici del gruppo “Zaffiro”, fino a Carlo Tonutti e Lino Midolini. Stando a un calcolo preliminare, l’ammontare delle imposte complessivamente non pagate attraverso questo sistema ammontava a 12 milioni di euro. Per tutte le contestazioni è stato chiamato a rispondere Gianattilio Usoni, considerato l’ideatore della costituzione delle società esterovestite.
«Alcuni procedimenti – spiega l’avvocato Miculan – sono già stati archiviati. È il caso di Ritossa, Del Sabato e Tonutti da me rappresentati, nei confronti dei quali è stato dimostrato che non c’era esterovestizione». Dal nucleo iniziale, l’indagine si è estesa e ieri è approdata in aula dove la posizione di Cimolai è stata definita con un patteggiamento.
Stando alla tesi della pubblica accusa rappresentata dal procuratore facente funzioni Raffaele Tito, attraverso la creazione della Ditd holding Sa con sede formale in Lussemburgo e sede effettiva a Udine l’imprenditore pordenonese, e il commercialista Usoni avrebbero omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali relative agli anni 2007, 2009 e 2010, evadendo così l’Ires per un ammontare complessivo di 5.574.202,77 euro.
Cifra che è stata ricalcolata recentemente, quando Cimolai ha definito la pendenza con il pagamento di 3,6 milioni di euro all’Agenzia delle entrate.
Il giudice per le indagini preliminari Paolo Alessio Vernì aveva anche disposto il sequestro preventivo di beni, titoli e conti correnti fra i quali alcuni immobili di proprietà di Cimolai a Cortina.
Beni per i quali gli avvocati ora hanno presentato istanza di dissequestro.
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