Esplosione all’altoforno con sette operai feriti: «Non fu colpa dell’ad»

SAN GIORGIO DI NOGARO. Le lesioni personali riportate da due operai dell’acciaieria “Nunki Steel” di San Giorgio di Nogaro, a seguito dell’esplosione di un altoforno elettrico avvenuta la notte del 16 ottobre 2014, non vanno imputate ad Antonio Longhi, 52 anni, di Milano, che della società era l’amministratore delegato, nè a una sua ipotetica violazione della normativa sulla sicurezza sul posto di lavoro. È quanto emerso nel corso dell’istruttoria dibattimentale del processo che, ieri, si è chiuso con la sua assoluzione piena.
«Per non aver commesso il fatto» la formula scelta dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera, dopo che già la stessa pubblica accusa aveva concluso per un verdetto assolutorio. «Siamo molto contenti – ha commentato il difensore, avvocato Maria Elena Giunchi –, perchè in questo modo è stata confermata l’eccellenza di cui la Nunki Steel è esempio nel campo della sicurezza».
A spingere il pm Claudia Finocchiaro a ipotizzare una penale responsabilità del Longhi rispetto all’accaduto era stato il giudizio di «inadeguatezza» assegnato al Documento di valutazione dei rischi presente in azienda. La difesa aveva invece ricordato come la tutela degli aspetti concernenti la sicurezza fosse in capo a un preposto e non certo all’amministratore delegato. Il giorno dell’infortunio, il direttore dello stabilimento, Natalino Moro, aveva commentato con incredulità il ferimento di sette persone (di cui soltanto due ricoverati per un paio di giorni). «Per noi è fuori da ogni logica – aveva detto –: da sempre una delle priorità perseguite dal Gruppo siderurgico Giva, di cui facciamo parte, è proprio la formazione. E infatti, i lavoratori colpiti stavano seguendo un protocollo di sicurezza ed erano attrezzati per questo».
L’esplosione era avvenuta verso le 22.30, all’ora del cambio, quando nell’impianto erano operativi 13 dipendenti. Durante le operazioni di verifica del funzionamento di un pannello di raffreddamento, improvvisamente il pannello si era rotto o, comunque, aveva avuto perdite di acqua. E questa, al contatto con quel po’ di liquido incandescente rimasto sul fondo anche dopo che l’altoforno era stato messo in sicurezza e svuotato (lo svuotamento totale - è stato spiegato - è impossibile), aveva determinato lo scopppio, provocando una nube di vapore simile a un geyser. Sui lavoratori era calata allora una pioggia di metallo fuso, che li aveva colpiti pur se attrezzati per questo tipo di interventi. L’alimentazione al forno era stata subito interrotta e l’area circostante messa in sicurezza anche con il pronto intervento dei Vigili del fuoco. Gli operai feriti erano stati sette, con ustioni e lesioni non gravi, tutti soccorsi e portati in ospedale dai sanitari del 118.
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