Escursionisti morti nel canale non sarà disposta l’autopsia

Non sono ancora tornati nella loro città i corpi dei due triestini Massimo Grassi e Jennifer Bubic, rispettivamente di 41 e 35 anni, ritrovati senza vita venerdì scorso, dopo tre giorni di ricerche, in un dirupo sul rio Prasnig, nei pressi del monte Lussari, a Tarvisio. Le salme rimarranno nell’obitorio della località di montagna almeno fino a domani, giornata in cui presumibilmente il pubblico ministero della Procura di Udine, Claudia Danelon, rilascerà il nullaosta necessario per il trasferimento e il rientro a Trieste.
Lo stesso magistrato, infatti, pare orientato a non disporre l’autopsia sui corpi dei due fidanzati, precipitati da un’altezza di almeno 200 metri probabilmente dopo essere scivolati su un terreno ghiacciato. E questo perché, chiariscono dalla Procura, non sussistono elementi di natura penale da chiarire.
Restano invece tanti i punti oscuri sulle ore precedenti al ritrovamento di Massimo e Jennifer e, di conseguenza, sull’esatta dinamica dell’incidente costato loro la vita. Al momento pare certo un unico dato, emerso dalle indagini eseguite venerdì dal medico legale: quando i soccorritori li hanno trovati in fondo a quel burrone, i due escursionisti erano morti da almeno 24 ore. Di più il coroner non dice, lasciando quindi senza risposta una fitta serie di domande. Grassi e Bubic, legati sentimentalmente da appena qualche mese, sono morti sul colpo oppure sono rimasti agonizzanti per ore, se non addirittura per giorni, nella pozza d’acqua in cui sono stati trovati dai soccorritori? Hanno cioè perso la vita in seguito ai traumi riportati nella la caduta oppure per assideramento visto che, in queste notti, le temperature sul Lussari sono scese a meno 10 gradi? Tutti nodi che, con ogni probabilità, non verranno sciolti vista la scelta del pm di non disporre l’esame autoptico, l’unico in grado di dare risposte certe. Potrebbero peraltro essere anche i famigliari delle vittime a richiederla. Una richiesta di per sè, comunque, non sufficiente a far cambiare idea al magistrato. Perchè l’autopsia venga concessa, infatti, è necessario individuare un dubbio accertativo di natura penale, finora come detto non affiorato. Anche perché sui corpi di Massimo e Jennifer non sono state riscontrate lesioni che possano far pensare a cause di morte diverse rispetto alla tragica fatalità.
Secondo la ricostruzione più accreditata la coppia è scivolata in un punto particolarmente scivoloso e impervio. Ne sono convinti gli stessi soccorritori che hanno cercato i due triestini per 72 ore, a partire da mercoledì - un giorno dopo la loro scomparsa -, ovvero da quando è stato lanciato l’allarme dei colleghi, preoccupati di non averli visti al lavoro. La coppia, partita da Valbruna, aveva lasciato l’auto in un parcheggio all’altezza di Prati Oizinger, per poi imboccare dapprima seguito un sentiero tracciato che collegava sella Prasnig a Malga Lussari, e poi addentrarsi in una traccia non segnata, nel canale Prasnig, fino a raggiungere l’omonimo rio. Si ipotizza che uno dei due abbia perso l’equilibrio e abbia trascinato l’altro, forse perché si tenevano per mano oppure nell’intento di aiutarsi. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto