Ente Moro nella bufera: lascia anche il direttore

Acque sempre agitate a Codroipo: dopo il presidente Banelli, ora se ne va Cafaro Dimissioni motivate dalle contestazioni per il doppio incarico pubblico-privato

CODROIPO. Una nuova bufera scuote l’Asp Daniele Moro. Dopo il presidente Mario Banelli, ora anche il direttore generale Ludovico Cafaro ha deciso di dimettersi dall’incarico che stava ricoprendo dal primo gennaio. L’ufficialità è arrivata ieri attraverso una comunicazione inviata ai membri del Cda. Mentre nel frattempo all’interno della struttura è comparsa a sua firma una lettera di ringraziamento al personale.

Ennesimo colpo di scena, dunque, nell’ente delegato per la gestione dei servizi sociali degli 11 Comuni del Medio Friuli che, di fatto, rimane, senza la sue due guide principali. Al momento sono ancora da chiarire le motivazioni alla base di questa decisione. Nel turbine di critiche e di polemiche di cui negli ultimi tempi era stata oggetto l’Asp - da parte di tre membri del cda, di sindacati, di amministratori -, a Cafaro veniva fortemente contestato il suo duplice incarico. Quello cioè di essere oltre a direttore generale anche vicepresidente della Social Team srl, società che fornisce alla stessa Asp servizi e personale. Lo aveva del resto già segnalato il comitato parenti degli ospiti della casa di riposo qualche tempo fa: «Il direttore generale di questa azienda pubblica di servizi alla persona –aveva commentato- che da statuto è la figura dirigenziale di vertice responsabile della gestione amministrativa tecnica e finanziaria dell’azienda e come tale adotta tutti i provvedimenti di organizzazione delle risorse umane e strumentali si trova contemporaneamente a ricoprire il ruolo di vice presidente di una srl che all’Asp fornisce servizi e personale. È quanto meno inopportuno che si permetta ad una stessa persona che ricopre un alto compito dirigenziale di essere nel contempo quello che affida servizi e quello che come Social Team li riceve». «Si potrà obiettare - aveva concluso - che questo potrebbe garantire all’Asp servizi o forniture più vantaggiosi, che l’aver escluso l’affidamento dei servizi da gare di appalto pubbliche ed avere una società in “house” diminuisce i costi e migliora il servizio, a noi questo non sembra e la qualità delle prestazioni assistenziali, a nostro avviso, non si può ridurre ad un semplice esercizio contabile».

Ne era derivato uno stato di agitazione del personale Asp, «preoccupato per il proprio futuro, perché la direzione, come indicato nella delibera sulle linee di indirizzo triennale, intendeva diminuire la presenza di quello pubblico a vantaggio di quello privato della Social Team». E la città di fronte alla bufera che sta travolgendo l’Asp non vuole rimanere ad assistere impassibile. Anzi. Esige - come riferito da Angelo Macor dell’associazione “Tutela del cittadino nella sanità” - «un rimpiazzo immediato: questo ente così importante per la comunità non può rimanere sprovvisto di una guida».

Viviana Zamarian

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