Englaro: “Mai più un’altra Eluana”

UDINE. «Non dovrà esserci mai più una tragedia nella tragedia come quella di Eluana: questo è un giorno importante per i diritti e le libertà di tutti, una svolta di civiltà del nostro paese».
Così Beppino Englaro, il padre della giovane donna rimasta in stato vegetativo per oltre 17 anni, ha commentato la legge sul biotestamento approvata, giovedì 14 dicembre, al Senato.
«Più di così non potevamo aspettarci - ha aggiunto -. Un traguardo conquistato anche grazie alla battaglia che tutta la squadra che mi ha aiutato ha portato avanti per Eluana».
«Sul principio dell'autoderminazione si erano già espressi la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato proprio nell'ambito della vicenda di Eluana - ha detto Englaro - mancava l'aspetto legislativo e ora con questa legge il cittadino è totalmente tutelato nei suoi diritti sotto tutti i punti di vista».
«Certo, non si può parlare di soddisfazione per chi come me ha vissuto una tragedia nella tragedia - ha aggiunto commosso - ma questa legge vale per tutte le Eluane di turno, nessuno si dovrà mai più trovare nella situazione della mia famiglia».
Beppino Englaro cominciò la sua battaglia perchè venisse riconosciuto alla figlia il diritto di non continuare a vivere nelle condizioni in cui l'aveva lasciata un incidente stradale, appena fu chiaro che la ragazza non si sarebbe mai più ripresa da quello stato.
Eluana aveva solo 21 anni la sera del 18 gennaio 1992 quando tornando a casa perse il controllo dell'auto scivolata sul fondo ghiacciato di una strada sulle colline lecchesi.
Poteva essere un banale incidente, ma il colpo alla testa aveva provocato danni irreversibili.
Per 17 anni rimase ricoverata in una clinica, sottoposta ad idratazione e alimentazione forzata.
Il padre e la madre decisero che quell'accanimento doveva finire e si rivolsero alla giustizia.
Eluana morì in una clinica di Udine il 9 febbraio del 2009.
«Lei ci aveva sempre detto che mai avrebbe voluto sopravvivere ad una situazione come quella - ricorda il padre -. Capitava alla volte che si sentivano ai telegiornali notizie di persone ridotte così e le ripeteva sempre “No grazie, così no”: noi genitori ci siamo battuti perchè questa sua volontà venisse rispettata».
«Ora però è anche importante ricordare a tutti che la legge c'è, ma non serve se ciascuno di noi non sottoscrive quella specie di testamento - conclude Beppino - quel “No grazie” che diceva mia figlia deve diventare un atto concreto».
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