Emergenza nutrie nella Bassa: hanno provocato danni per 11 milioni

TERZO D’AQUILEIA. Sono roditori spesso grandi più dei gatti, ormai sono senza controllo nella Bassa. Un flagello perchè scavano le tane negli argini di fiumi e canali indebolendoli e facendoli cedere improvvisamente alla prima piena. Collassare creando allagamenti e pericolo. Si chiamano nutrie, sono indubbiamente brutte a vedersi e pure pericolose.
Un esempio? Possono trasmettere malattie come la leptospirosi. E hanno creato danni evidenti alle carrozzerie delle centinaia di auto che le hanno investite. A ri-lanciare l’allarme è il sindaco di Terzo d’Aquileia, Michele Tibald che ha scritto alla Regione, perchè non si sa più chi si debba occupare di eliminare il flagello.
«Da dicembre 2013 fino ad agosto di quest’anno - scrive - il contenimento della specie è stato affidato ad alcuni cacciatori sulla base di un provvedimento di deroga emanato dalla Provincia. In otto mesi, a Terzo, sono stati smaltiti circa 1.600 esemplari. Il decreto-legge di giugno ha modificato l’articolo 2 della legge 1992 numero 157, inserendo le nutrie nell’elenco delle specie nocive. Ciò ha comportato il passaggio della nutria dallo status di “fauna selvatica” a quello di “specie nociva”, con conseguente passaggio della gestione ai Comuni».
Il sindaco spiega ancora: «Il Ministero ha invitato le Regioni a emanare linee guida per la gestione delle problematiche, sollecito al più presto un intervento. Il problema principale è come sopprimerle. Fino ad ora tale operazione era svolta dai cacciatori o dalle guardie venatorie provinciali con armi da fuoco. La normativa vigente pare non consenta ai cacciatori di svolgere questo intervento. Non è facile individuare altri metodi di soppressione. Un altro problema è lo smaltimento della carcasse, fino ad oggi in capo alla Provincia e realizzato mediante conferimento all’inceneritore. Visto che ora questa competenza sembra essere stata trasferita ai Comuni, si evidenzia come questa attività avrà costi notevoli. Per Terzo potrebbe costare circa 30 mila euro l’anno. Propongo la creazione di un tavolo tecnico-politico».
Luca Gargioli, direttore del Consorzio Bonifica Bassa friulana, stima che, ad oggi, il costo complessivo degli interventi causati dai danni arrecati dalle nutrie ammonta a circa 11 milioni di euro. «I danni – sostiene - consistono nella creazione di fori nel corpo spondale o arginale in terra, che causano l’indebolimento, il sifonamento e il possibile cedimento.
Per ricostruire gli argini è necessario eseguire lo sbancamento del terreno fino a raggiungere lo strato consistente, il riempimento dei volumi rimossi e realizzare un presidio al piede della sponda. In fase preventiva, sugli argini e sulle sponde non ancora danneggiati si potrebbe installare una rete “anti-nutria” ma i costi sono decisamente elevati. L’unica soluzione è l’eradicazione totale della specie nutria». Franco Clementin, titolare di un’azienda agricola, lamenta: «A causa dei roditori i trattori ma non solo rischiano di ribaltarsi. La nostra preoccupazione è che le nutrie possano attaccarci per difendersi, con rischio di trasmissione di malattie».
Il cervignanese Raul Lovisoni, che, nel 2009, aveva scoperto, sul fiume Ausa, una nutria bianca, esemplare rarissimo, si dice contrario allo sterminio. «Se c’è una diffusione sproporzionata delle nutrie – dichiara - è colpa dell’uomo che l’ha introdotta. Sono contrario alla caccia di queste bestiole, propendo per una politica di contenimento delle nascite». Intanto però le nutrie sono un problema. Grosso e molto caro.
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