Elezioni 2018, Renzi lascia al Pd locale la scelta del candidato

Il segretario dei democratici gira la palla a Serracchiani. E lei: non se ne parla prima di domenica. Ma i giochi sembrano fatti per Bolzonello con Iacop che andrà a Roma
Udine 8 novembre 2017. Arrivo Renzi in stazione. © Foto Petrussi
Udine 8 novembre 2017. Arrivo Renzi in stazione. © Foto Petrussi

Renzi a Udine, le tappe della visita

UDINE. Matteo Renzi ha deciso di non intromettersi, almeno ufficialmente, nelle vicende del Pd locale. Sarà il partito del Fvg a scegliere la strada da percorrere da qui alle Regionali di primavera. No, l’ex premier si tiene lontano – nel suo viaggio in treno attraverso il Fvg – da correnti e caminetti friulani, lascia la parola sul tema a Debora Serracchiani che chiude la questione con un laconico «ne parliamo domenica in Assemblea» e volta pagina.

Ma quella strada, ormai, è tracciata. La presidente domenica annuncerà di non volersi ricandidare e il Pd, ormai, ha scelto Sergio Bolzonello come suo successore. Certo, l’investitura del vicepresidente avverrà nei tempi e modi – con l’apertura della finestra per eventuali primarie – previsti dallo Statuto, ma il dato è tratto. Il candidato dem sarà Bolzonello e Serracchiani andrà a Roma, molto probabilmente con Iacop diretto al Senato come previsto dall’accordo interno anteriore al Rosatellum-bis.


l viaggio del segretario Pd in Fvg comincia all’Autorità portuale di Trieste dove arriva alle 11.30 spaccate su un’Audi fiammante scura, rigorosamente “scortato” dal fido Ettore Rosato. Ad accoglierlo c’è Debora Serracchiani, con il vicepresidente Sergio Bolzonello, l’assessore Mariagrazia Santoro e l’europarlamentare Isabella De Monte.

Porto di Trieste Nemmeno il tempo dei convenevoli e l’ex premier si siede al tavolo ad ascoltare i numeri snocciolati da Mario Sommariva. In maniche di camicia, penna Mont Blanc in mano e block notes griffato Pd, ascolta la relazione, sorride compiaciuto di fronte ai ringraziamenti per gli 83 milioni di euro versati dal Governo soltanto per gli investimenti e per il decreto sul Porto Franco, oltre ai 188 milioni di fondi privati destinati al terminal contenitori.

Il segretario PD, Matteo Renzi, incontra i sindaci della minoranza slovena a bordo del treno 'Destinazione Italia', Trieste, 8 Novembre 2017. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ PARTITO DEMOCRATICO +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++
Il segretario PD, Matteo Renzi, incontra i sindaci della minoranza slovena a bordo del treno 'Destinazione Italia', Trieste, 8 Novembre 2017. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ PARTITO DEMOCRATICO +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

Fa domande, si informa su quanto impiega un treno ad arrivare da Trieste a Monaco e quanto, invece, occorrere sulla tratta che va dalla Baviera ad Amburgo. Serracchiani ci prova, chiede all’ex premier di investire ulteriori risorse sulla velocizzazione della Venezia-Trieste per «intercettare un numero maggiore di crocieristi». Renzi sorride, la invita, bonariamente, a non toccare Venezia o «si scatena il solito caos», ma è quando gli vengono comunicati i numeri del Porto e dell’indotto che ci ruota attorno che si lascia andare a una delle sue profezie. «Il Pil italiano sta crescendo – sostiene –, ma lo farà in maniera molto più significativa in futuro grazie agli investimenti che abbiamo sbloccato con il Governo dei mille giorni.

Lo so che non ci crede nessuno, come in pochi mi davano fiducia in passato prima di portare il dato del Pil dal -2% al +2%, ma il tempo, come sempre, sarà galantuomo». Superato l’attimo in cui promettere che lo sviluppo dello scalo giuliano diventerà «uno dei nostri temi chiave del programma elettorale» e arriva il secondo flash per i cronisti. «Qui si viaggia a livelli pre-crisi – spiega – e probabilmente si ottengono risultati anche migliori rispetto a zone europee confinanti: a Nordest ce la giochiamo anche con la Germania».

Poi via, in stazione centrale, per un primo (discreto) bagno di folla. Giusto il tempo di firmare la petizione per salvare il tram di Opicina e Renzi parte per l’Isontino, ma durante il viaggio accoglie una delegazione della minoranza slovena guidata da Stefano Ukmar assicurando – pare – una loro degna rappresentanza in Parlamento.

Redipuglia Ad attenderlo alla fermata di Redipuglia una cinquantina di sostenitori. L’ex premier si infila in auto anche per il breve tragitto che lo separa dalla stazione al museo della III Armata e qui ricorda come il suo Governo abbia stanziato «fondi consistenti per il centenario della Grande Guerra che hanno permesso anche di intervenire sul più grande sacrario italiano e tra i principali europei».

Renzi si fa accompagnare a visitarlo, ascolta la storia, le spiegazioni e si rilassa. Un gruppo di ragazzi ferma il segretario Pd e gli fa i complimenti per come ha risposto all’intervista di martedì sera su La7: «Sei stato resiliente», dice uno di loro, «Sarebbe stato più facile con Luigi Di Maio che con i giornalisti» risponde Renzi e a una signora che gli chiede perché se ne sia andato da palazzo Chigi, risponde: «Me ne sono andato perché ho perso. È giusto che quando uno perde lasci».

«Mi ha trattato malissimo», commenta subito dopo il segretario Pd scherzando: «cornuto e mazziato».

Diretta Fb e mini-conferenza La tappa successiva porta a Udine. Nel tragitto, però, Renzi si lancia in una delle sue ormai consuete dirette Facebook. Pretende Rosato e Serracchiani al suo fianco, ma anche due delle millennials che ha voluto in direzione nazionale e cioè la “mini-Deb” Elisa Graffi e l’orlandiana (l’ex premier lo sottolinea con un sorriso parlando di «minoranza interna») Caterina Conti. «Sono circondato da Fvg» scherza prima di spiegare il senso del suo viaggio in terra friulana.

«Non dimentichiamo il passato, fermandoci a Redipuglia e andando a rendere omaggio alla tomba di Pier Paolo Pasolini, ma guardiamo al futuro come dimostra il finanziamento da 18 milioni di euro per l’ex caserma Osoppo di Udine, inserito nel pacchetto per le periferie, e poi tocchiamo Rauscedo con la produzione di barbatelle». Da qui all’incontro con i giornalisti il passo è breve. Rosato parla di legge elettorale e coalizioni, Serracchiani blinda la scelta locale rimandando tutto a domenica, ma l’ex premier, quantomeno, si sbottona (leggermente) quando si parla di economia e del gap che esiste, fiscalmente, tra Fvg e la coppia Austria-Slovenia.

«Abbiamo vissuto una stagione – spiega – in cui il problema era fare ripartire l’Italia e ce l’abbiamo fatta specialmente in alcune zone come Fvg e Nordest che trainano la ripresa. È chiaro che qui in particolare si sentono gli effetti di realtà come Austria e Slovenia che possiedono una fiscalità di vantaggio. Come si combatte? Non è esclusivamente un problema di leva fiscale.

Serve un pacchetto di interventi che possiamo ottenere soltanto concretizzando il “back to Maastricht”, cioè operazioni che ci consentano un taglio sostanzioso delle tasse, da 30 a 50 miliardi, mettendo le risorse al servizio delle aziende».

Poi è il momento dell’incontro con una rappresentanza dei beffati delle banche venete guidata dalla presidente di Federconsumatori Fvg Barbara Puschiasis cui ha garantito impegno personale, ma certamente – sarebbe stato arduo per l’ex premier – non l’assicurazione che il fondo-ristoro venga inserito in legge di Bilancio.

Contestazioni e applausi Tutto liscio a Trieste e a Redipuglia, a parte un signore che si è rivolto a Renzi con un semplice «no, a te non do la mano», le acque sono state più agitate a Udine. Niente di trascendentale, sia chiaro, ma una dozzina di contestatori che lo hanno apostrofato al grido di «buffone» e «comunista». Urla coperte dai simpatizzanti renziani tra cui spiccava l’udinese Claudio Cosmaro diventato quasi paonazzo a forza di urlare «Matteo». Qualche minuto di (bassa) tensione e non di più con le due “curve” che hanno replicato lo show anche al ritorno dall’ex caserma Osoppo prima della partenza per Casarsa.

Anche nella terra natia di Pasolini Renzi è stato accolto da qualche decina di fan e, almeno a orecchio umano, da un unico contestatore limitatosi a un laconico «vai a casa». Un solo, per quanto ben definito, grido che ha strappato un sorriso anche al poliziotto all’ingresso: «Siamo gente civile qui» ha commentato ridendo. Difficile dargli torto.

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