Un giornale in cammino con la sua gente

Interpretare, più che descrivere: siamo un’infrastruttura al servizio della comunità, un luogo in cui articolare il dibattito in ragione del pubblico generale interesse, una piazza in cui si manifesta e seleziona la nuova classe dirigente

Paolo PossamaiPaolo Possamai

Ma a che serve un giornale al tempo della disintermediazione e dei social? Verrebbe da parafrasare Churchill, quando sostiene che la democrazia è «la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».

Sta a dire che il Messaggero Veneto dal 1946 è un luogo di esercizio della democrazia, un’infrastruttura al servizio della comunità, un luogo in cui articolare il dibattito in ragione del pubblico generale interesse, una piazza in cui si manifesta e seleziona la nuova classe dirigente.

E tale missione vorrei ribadire oggi, all’inizio di un nuovo tratto alla guida del giornale del Friuli, ringraziando l’Editore per la fiducia accordata, la redazione per l’impegno che ci coinvolgerà nei prossimi tempi, il mio predecessore Luca Ubaldeschi per il lavoro degli ultimi due anni.

Non credo a un giornale mero e supino registratore dei fatti. Penso appartenga ai nostri doveri di offrire anche interpretazioni ai fenomeni, di intercettare protagonisti, di setacciare opportunità e critiche in rapporto al pubblico interesse. Tenterò di seguito di illustrare appena qualche esempio.

Partiamo da noi, per parlare di voi. L’anno venturo, ricorrerà l’80° anniversario della fondazione del Messaggero. Ma non ne vogliamo fare un’occasione di auto-celebrazione, piuttosto un modo per rileggere insieme la vostra storia, per fare memoria di quanti vi hanno avuto ruolo da protagonisti, per riflettere sui grandi fatti che hanno segnato il secondo dopoguerra.

E in questo senso, intercettando un altro anniversario, ossia i 50 anni dal terremoto, vorremo essere tra coloro che costruiranno occasioni di pubblico dibattito a proposito di un evento tragico, che ha segnato profondamente le genti friulane, ma in cui hanno saputo interpretare il proprio stesso riscatto.

Ancora un esempio, in tema di opportunità alle porte e in cui vorremmo essere tra coloro che contribuiscono ad animarla e non solo a descriverla.

Parliamo di Pordenone Capitale italiana della cultura 2027. Ma già dall’anno venturo inizierà il percorso di avvicinamento, la messa a punto di un progetto che - come dimostrano tante città ospiti della Capitale - può implicare trasformazioni importanti e durature per il tessuto economico e sociale di Pordenone.

In tutte queste partite, guarderemo con costanza e attenzione all’attitudine dei decisori, della politica nel suo insieme, all’esercizio di quel grande patrimonio che consiste nello statuto di Regione autonoma, senza pregiudizi e senza a priori ma badando sempre e solo al pubblico generale interesse. Il seguito degli esempi sulle pagine del vostro giornale. 

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