Ecco gli animali “alieni” che invadono il Friuli

Aumenta pericolosamente la presenza di specie non originarie del nostro territorio. Tartarughe, rane, pesci e nutrie stanno modificando gli equilibri dell’ecosistema

FORGARIA. Xenopus leavis, trachemys scripta elegans, pesce siluro, nutria, gambero rosso. Li chiamano “alieni”, non vengono dallo spazio, ma sono animali che stanno contaminando il nostro territorio.

Domani, a partire dalle 10, saranno presentati ad adulti e bambini alla Riserva naturale regionale del lago Cornino dove si potrà partecipare alla giornata battezzata “Alien, le specie invasive del Friuli Venezia Giulia” dedicata alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente in cui viviamo.

Il gambero rosso della Louisiana, per esempio, è una specie in crescente diffusione in Friuli Venezia Giulia, dove sta mettendo a rischio la sopravvivenza della specie locale. Proprio per questo l’Ente tutela pesca Fvg presenterà a Forgaria il progetto Rarity, finalizzato al contenimento del gambero rosso della Louisiana. Il progetto è stato pensato anche per rafforzare le popolazioni native di gamberi di acqua dolce in regione.

Grazie all’allestimento di piccoli acquari sarà possibile osservare da vicino alcuni esemplari di gamberi oltre alla “rachemys scripta elegans”, conosciuta anche come tartaruga americana.

«Quest’ultima specie – spiegano i tecnici della Riserva – appartiene alla famiglia delle testuggini ed è originaria del Sud America. Da qualche anno è stata inserita anche all’interno dell’ecosistema europeo e del Fvg, poiché viene acquistata da diverse famiglie per i propri bambini e in seguito, in molti casi, viene abbandonata in ruscelli e laghetti vicino a casa, a causa delle importanti dimensioni che può raggiungere con il passare degli anni».

Per sensibilizzare al massimo il pubblico sull’argomento, saranno predisposte delle vasche dove sarà presente una tartaruga della dimensione in cui viene acquistata, come si trasforma e la grandezza che raggiunge una volta adulta oltre a un esemplare di tartaruga autoctona.

Si parlerà anche della “Xenopus leavis”, rana africana che, benché sia abituata a climi più miti, si è perfettamente acclimatata alle nostre temperature.

Un approfondimento sarà inoltre dedicato alla nutria che sta letteralmente colonizzando la parte meridionale del Friuli, creando anche diversi problemi idrogeologici a causa della formazione delle tane che costruiscono scavando buche che modificano le sponde dei letti dei fiumi.

Non si contano, poi, al di là dei problemi legati alle modifiche dell’ecosistema, le proteste di chi subisce danni alle coltivazioni e di chi rischia incidenti stradali.

Oltre agli approfondimenti dedicati a questi animali, gli esperti di Cornino parleranno anche di insetti e piante.

«Gli insetti “alieni” – hanno concluso i tecnici – contaminano il nostro ecosistema tramite colture a loro volta non italiane, basti pensare al mais, mentre per quanto concerne la contaminazione tramite piante, va detto che per molte l’episodio è più circoscritto: tutti quanti noi, infatti, acquistiamo piante per lo più fiorite, per esempio le ninfee che non sono autoctone, che però difficilmente creano problemi al nostro ecosistema poiché ne limitiamo l’utilizzo al nostro giardino o al nostro balcone.

Infine in Italia si stanno introducendo anche alcune tipologie aliene di pesci che fino a poco tempo fa erano presenti in altre zone del mondo. Un esempio su tutti il pesce siluro che dall’Europa centro-settentrionale si sta spostando sempre più a sud e dunque anche in Italia».

Argomenti:ambiente

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto