Ecco “Friko!”, una battaglia Friuli contro Trieste

UDINE. L’armata Tocai, proveniente dalla direttrice Udine, ha invaso la non belligerante Gorizia, e punta su Trieste, difesa dall’armata Teràn. Chi vincerà? Lo scenario fantaironico è quello di Friko!, boardgame per simulare la conquista del Friuli Venezia Giulia, ideato da Diego Manna e realizzato graficamente da Erika Ronchin. Trentacinquenne, “biologo non praticante”, data la crisi, Manna è uno spirito folletto che anima Trieste con iniziative bizzarre: dalla Rampigada santa per mb (su pendenze superiori allo Zoncolan), all’“Olimpiade delle clanfe” (che ha di fatto costretto il sindaco Cosolini a tuffarsi in mare in giacca e cravatta), ai libri di “Monon behavior” e sulle “rumizade”, ovvero pedalate alla ventura in paesi lontani (l’ultimo, Polska, rivemo! È stato premiato in Campidoglio con il secondo posto nel concorso nazionale per la letteratura vernacola).
L’ultimo parto della sua sulfurea fantasia è appunto un gioco di società che deve servire – giura – a far conoscere Trieste al Friuli, e viceversa. Ma chissà se tutti la prenderanno così.
Manna, come nasce l’idea?
«Da una partita a Risiko di cinque anni fa. “Si potrebbe proporre la cosa su scala regionale”, ha detto un amico. Poi c’è stata un’evoluzione, che ha arricchito il gioco di contenuti culturali. Alla fine vincono tutti, perché imparano cose sui dirimpettai».
Però ci sono i territori e le armate...
«Certo 18 territori tipicamente friulani, 18 territori tipicamente triestini, cioé i rioni, 5 territori bisiachi e 2 territori indipendenti: Pordenone e Gorizia. Muggia ha accettato di aderire alla causa triestina, pur mantenendo un certo orgoglio indipendentista legato alla Serenissima. I gruppi di armate – a forma di frico – sono sei, colori teràn, blu, verde, rosso, arancio e tocai. Attenzione che Tolmezzo sta con Trieste.
Il nome era obbligato, immagino.
«Eh sì, l’iko finale, e anche il Fri di Friuli. Ma non ho finito con gli elementi: la divisione, per i triestini, è in bobe, legére e nagane, per i friulani citadìns, contadìns e cjargnei. Ci sono due dadi, uno filofriulano e uno filotriestino, e due mazzi di quaranta carte, ognuna delle quali raffigurante un elemento caratteristico della tradizione locale. Per fare qualche esempio, tra le carte triestine c'è l’Omo Vespa, il tran de Opcina, la Barcolana, Gigi Pirola e la galina con do teste, mentre tra le carte friulane troviamo il cjalcjut, Florean e Venturin, il frico, el plevan di Malborghet e il Friuli Doc».
C’è il rischio che qualcuno se la prenda?
«Penso di no, FriKo! è un gioco che integra: lo scopo finale è quello di contribuire alla conoscenza culturale reciproca. A ogni buon conto, tra i crediti, c’è anche il contributo fondamentale di “Felici ma furlans”, cui abbiamo sottoposto la parte relativa alla Piccola Patria. Sono amici, io ho tradotto in triestino la loro serie. Ci hanno corretto alcune cose, altre ce ne hanno fatte togliere, altre ancora ce le hanno suggerite, sgravandoci da un po’ di responsabilità. Sul sito ci sono arrivati commenti del tipo “Can da l'ue di triestin, vioot di fà un biel lavoor, eh!?”. Declino qualsiasi responsabilità sulla grafia, che è esattamente così».
Il prezzo?
«Sono 25 euro, abbiamo avviato una campagna di crowfunding e prenotazioni che è andata benissimo, forse anche per l’approssimarsi della Feste, tanto che abbiamo predisposto una seconda tiratura per gennaio. Dal 14 dicembre saremo in giro per la regione a presentarlo, a Trieste, Monfalcone, Udine, Gemona e Cividale del Friuli».
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