Ecco da dove è venuta l'idea per mettere a segno la truffa milionaria

Pordenone, Gaiatto si ispirò a una rete per lo shopping. Lunedì 17 le prime istanze al tribunale del riesame di Trieste contro le misure cautelari, martedì gli ultimi sei interrogatori dal gip 

PORDENONE. Fabio Gaiatto, 43 anni, il trader portogruarese finito in carcere con le accuse di associazione per delinquere, truffa aggravata, autoriciclaggio e abusiva attività di gestione del risparmio, trasse ispirazione da una comunità dedicata allo shopping per creare il meccanismo dietro al gruppo “Venice investment” e alle sue otto società collegate.

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La conferenza stampa in Tribunale a Pordenone (Foto Missinato)


Shopping ispiratore

A rivelarlo agli inquirenti, il 18 gennaio 2017, è un dipendente friulano della shopping community internazionale, che è stato avvicinato da Gaiatto.

Inizialmente il trader portogruarese è diventato cliente premium della comunità per gli acquisti.

Poi Gaiatto ha chiesto maggiori informazioni sul funzionamento della rete, una organizzazione piramidale fondata sul “multilevel marketing” e stando al racconto del testimone, ha pensato di inserirsi nel circuito già esistente della shopping community.

Fra l’altro lo stesso dipendente della rete di shopping è stato convinto da Gaiatto a investire nel mercato del foreign exchange. Ha cominciato timidamente, con bonifici da 350 euro.

Poi, visti gli utili, ne ha versati 6 mila a gennaio 2016.

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Come funziona la rete

Ogni componente della piramide sparge la voce e incassa, sotto forma di provvigione, dai volumi d’acquisto generati da chi sta sotto di lui.

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Nel caso della shopping community, tutto si svolge nei binari della legalità. Così non è successo, invece, secondo gli inquirenti, con i risparmiatori finiti nella rete di Gaiatto.

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I raggiri evidenziati dalla Guardia di finanza sono molteplici: mancato investimento a nome del cliente, falsa rappresentazione dei guadagni, distribuzione ai clienti di importi investiti da altri clienti, facendoli passare come rendimenti.

Dalle testimonianze dei risparmiatori emerge che il trader non aveva comunicato ai suoi clienti di non avere le autorizzazioni per operare in Italia sul mercato Forex.

Già il 26 aprile 2016 la Consob ha comunicato che la Venice forex investment doo non era autorizzata alla prestazione dei servizi finanziari e nell’estate del 2017 ha sanzionato sia Gaiatto che la società.



L'immagine sul web

Sul sito internet della fu Venice Forex investment la società veniva presentata come «una giovane e dinamica società di servizi finanziari con sede nella città di Capodistria, in Slovenia, che opera nel mercato valutario del Forex portando profitti agli investitori».

Gaiatto invece era definito come «trader professionista indipendente». Poi la società ha smesso di esistere e con la stessa sede e stessa partita Iva è nata la Venice investment doo.

Nell’interrogatorio del 27 aprile scorso in Procura, l’indagato ha riferito di aver spiegato ai suoi clienti di non riuscire a mettersi in regola in Italia e di aver aperto quattro società all’estero a partire dal febbraio 2016 (due in Gran Bretagna, una in Croazia e la Venice forex, poi Venice investment doo).



Le prossime tappe

Martedì 18 settembre il gip Rodolfo Piccin interrogherà gli ultimi sei indagati con l’obbligo di dimora: Andrea Zaggia, 32 anni, di Saccolongo, Daniele Saccon, 45 anni, di Mareno di Piave, Massimo Baroni, 48 anni, della provincia di Bergamo, Massimo Osso, 46 anni, di Palmanova, Flavio Nicodemo, 49 anni, di Teglio Veneto e Moreno Vallerin, 42 anni, di Due Carrare.

Sono ritenuti dalla Finanza procacciatori di clienti: domani avranno modo di chiarire la loro posizione. Oggi, lunedì 17, invece, saranno depositate le prime istanze al tribunale del riesame per la revoca delle misure cautelari


 

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