Ecco chi era Sara, la mamma di 47 anni uccisa dal male e che non voleva essere chiamata guerriera

Rivignano, da undici anni lottava contro la malattia e in questa battaglia non era sola. Al suo fianco il marito Marco Florit, carabiniere in servizio alla Compagnia di Portogruaro

RIVIGNANO. Da undici anni lottava contro la malattia, ma non voleva essere chiamata guerriera. Era una donna forte e solare Sara Meneghetti, mamma di 47 anni, morta venerdì 8 maggio all’ospedale di Latisana per un tumore.

Era coraggiosa Sara e in questa battaglia non era sola. Al suo fianco il marito Marco Florit, carabiniere in servizio alla Compagnia di Portogruaro, con cui il 18 giugno avrebbe festeggiato i 20 anni di matrimonio, il figlio di 16 anni, la famiglia, gli amici.

E le tante donne che stavano affrontando assieme a lei questa lotta. Perché Sara era diventata l’amministratrice di un gruppo di sostegno su Facebook di donne ammalate al tumore al seno sotto i 45 anni, perché Sara nel suo blog e nei video che poi caricava su You Tube parlava della malattia, degli effetti dei cicli della chemioterapia, senza nascondere paure e ansie ma cercando sempre di dare una speranza, una parola di conforto a chi, come lei, stava affrontando una prova così difficile e dura.

Aveva realizzato un tutorial per spiegare come poter indossare foulard e turbanti dopo la caduta dei capelli a causa della chemioterapia. E lo faceva sempre con un dolce sorriso.

Così spronava «le ragazze» come le chiamava, le incoraggiava a parlare della malattia perché questo rende più forti e meno sole, «perché questo aiuta ad affrontare le paure».

Anche poco prima di andarsene Sara ha pensato a loro. E dal letto dell’ospedale ha realizzato un breve video. «Dovete volervi bene l’una con l’altra – ha detto –, la forza di gruppo nel cercare di affrontare le cose sta proprio nel volersi bene. Vi veglierò sempre e vi starò vicino sempre e vi auguro la miglior vista che possiate desiderare».

«Lei ha avuto il coraggio di registrare un video di speranza per tutte le sue sorelle che stanno o hanno percorso la strada di questa maledetta malattia – ha spiegato il marito marco –. Fino all'ultimo è rimasta fedele a se stessa, sapendo che se a lei stava andando male, alle altre andrà in modo diverso, invitandole a non mollare».

Originaria di Murano (Venezia), ma residente a Rivignano con la famiglia, Sara faceva parte del coro parrocchiale del paese. «Era una corista appassionata e amante della musica – ricorda la direttrice Serena Dall’Ò – era positiva, dolce, amava profondamente la vita.

Il coro in questi ultimi giorni ha dovuto affrontare anche la perdita di due altri componenti Franco Gori e Flavio Comisso. Tre persone splendide accomunate dall’amore per il canto e dal desiderio di mettere a disposizione degli altri e della comunità le proprie passioni».

Sara era sempre in prima linea per aiutare gli altri. A fine marzo aveva confezionato delle mascherine a casa in cotone e non aveva mai smesso di realizzare oggetti e bijoux. Era entrata nell’animo di tutti per la sua gentilezza e la sua dolcezza. Lei un punto di riferimento per oltre 2.400 donne del gruppo, lei donna forte e generosa. —

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