«È uno dei peccati maggiormente confessato»

UDINE. Se la bestemmia si conferma uno dei grandi peccati mortali, come ribadito anche dal settimanale di Padre Pio, forse in Friuli la gravità risulta un tantino meno “accentuata”.
Ha fatto scalpore l’espulsione del giovane calciatore dell’Asd Cussignacco a seguito di un meno grave “Dio Santo”, proferito nel corso di una partita lo scorso novembre, ma la bestemmia in campo, e più in generale la bestemmia, è letta in diverse maniere, anche dagli stessi sacerdoti.
«Ho fatto l’arbitro di calcio molti anni fa - “confessa” don Antonio Raddi, alla guida della parrocchia di San Paolino d’Aquileia in viale Trieste - e più di qualche volta ho espulso i giocatori per una bestemmia, come previsto peraltro dallo stesso regolamento calcistico. Certo che dipende dai modi: una bestemmia plateale non può non essere punita, mentre in altri casi si può anche cercare di chiudere un occhio».
Certo che la bestemmia - nelle nostre terre - rimane ancora uno dei peccati più ricorrenti e confessabili, soprattutto dai fedeli di genere maschile. «Direi - rileva il sacerdote - che è abbastanza radicata nel nostro sistema culturale, “scappa” ed è entrata ormai a far parte del linguaggio gergale».
E proprio perché non si controlla, è ancora sentita con dispiacere. Secondo don Plinio Galasso, parroco di San Nicolò Vescovo al Tempio Ossario, la bestemmia resta comunque «un fatto grave». «È una mancanza di rispetto verso Dio e l’altro, ma non dobbiamo drammatizzare; purtroppo è soprattutto un’abitudine». Don Plinio rileva che fortunatamente i giovani oggi bestemmiano meno rispetto ai loro genitori e ai loro nonni e crede che sui campi sportivi la bestemmia possa essere in qualche modo equiparata alle parolacce, punibili con un’espulsione temporanea, non di certo per l’intero incontro.
«Non sono andato a messa e ho bestemmiato»: questa era la confessione più comune quando Don Plinio era un giovane sacerdote. Anche se sono sempre meno numerosi i credenti che rispettano il sacramento della confessione, come sottolinea monsignor Giuseppe Faidutti, parroco di Mortegliano, quelli che hanno ricevuto un’educazione tradizionale ritengono ancora che la blasfemia sia un peccato gravissimo da confessare. «Più che altro è un vizio, un’abitudine difficile da correggere - aggiunge il parroco - e nel 90 per cento dei casi credo rappresenti una forma di interiezione». E se per i preti la bestemmia si conferma ancora un peccato grave, bisogna vedere dunque se per i friulani lo sia altrettanto.
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