È morta a 88 anni Elvia Bergamasco: raccontò ai giovani l’orrore dei lager

MANZANO. Era di cenere il cielo sopra Auschwitz. Lo ricordava bene Elvia Bergamasco. Lo ha ricordato fino ai suoi ultimi giorni, fino a quando domenica mattina, alla Quiete di Udine, nel giorno del suo 88esimo compleanno, se n’è andata via per sempre.
Aveva 17 anni quando fu deportata. Lei, giovane staffetta partigiana originaria di Manzano è arrestata nell’estate del 1944 da un comando delle Ss nella polveriera vicino a Gorizia dove lavorava.
A tradirla è stata una donna. Le dicono che andrà a lavorare in Germania. Ma il vagone piombato dentro cui sale stipata con decine di donne torturate la porta a Birkenau.
«Ovunque – scrisse nel suo libro “Cielo di cenere” – odore di morte». È buio quando arriva nel frastuono assordante dell'abbaiare dei cani. Non è più una persona, è solo il numero 88653.
E da allora vivrà l’orrore del campo di sterminio. Le torture del dottor Mengele che le ustionava la schiena per testare gli unguenti preparati da una ditta farmaceutica tedesca, i castighi, le percosse, il lavoro forzato, la costante pura di morire, la fame, l’indifferenza che il campo di portava ad avere per chi soffriva.
Nei mesi successivi viene trasferita a Chemnitz, a Leitmeriz e a Tipliz, nelle gallerie dove si perfezionano gli impianti missilistici e si costruiscono i blocchi motore e alcuni elementi dei V1 e V2. Poi la liberazione e il ritorno in Friuli.
Un ritorno non facile, fatto di silenzio. Perchè, come molte altre donne tornate dai lager, non parlò per molti anni. C’erano i ricordi angoscianti, c’era l’indifferenza di molti, il timore di non essere creduta. Un silenzio che riesce a rompere aprendo il suo cuore alla madre, di notte.
Da allora Elvia comincia a raccontare la sua storia ai giovani e agli studenti partecipando sempre ai viaggi organizzati dalla sezione udinese dell’Aned per accompagnare i ragazzi a visitare i luoghi dello sterminio.
Lei «portavoce dei valori della nostra associazione» ha affermato il segretario Franco Comuzzo. Lei che ha vissuto tutta la sua vita testimoniando l’inferno della deportazione come ricorda la figlia Graziella Novello anche lei conigliere Aned.
Elvia ha percorso l’Italia intera fino a Palermo per raccontare, per non far dimenticare. Nel 2004 fu nominata Cavaliere al merito della Repubblica.
Oggi saranno in tanti a darle l’ultimo saluto nella chiesa di Visinale del Judrio. Le sue parole, la sua testimonianza rimarranno impresse nel cuore di tutti. Nel cuore delle migliaia di studenti che ha incontrato nel suo lungo cammino. E ai quali ha consegnato il testimone della memoria.
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