E Mauro Corona annuncia: «Lascio le luci della ribalta»

«Continuerò a scrivere, ma mi ritiro nella mia baita e sulle mie montagne. Sono stanco della mia vanità, se un libro vale non è necessario promuoverlo»

PORDENONE. Per il suo «addio», almeno dichiarato, ai riflettori ha scelto la vetrina per eccellenza. È proprio dal palcoscenico di Pordenonelegge, infatti, che Mauro Corona ha rivelato il suo proposito di ritirarsi a vita privata, continuando a scrivere, ma senza più cedere alle luci della ribalta. «Questa – ha dichiarato lo scrittore ertano, riferendosi alla rassegna pordenonese – è la Cannes degli autori, la mostra della nostra vanità. Ma io comincio a stancarmi della mia (vanità). Se un libro vale, non occorre promuoverlo. Ma ormai i libri si fanno solo per fame di successo. Il nome degli autori è più in vista del titolo. Eppure l'ultimo barbone vale più del primo scrittore. Lo conferma il fatto – ha aggiunto con un sorriso – che in testa alle classifiche delle vendite ci sono le 50 sfumature di grigio e i libri di cucina».

Un'apparente metamorfosi, la sua, motivata con un'intrinseca esigenza di «sacrificio». «Sono – ha continuato Corona – sempre stato perseguitato dall'esagerazione. Ero goloso e ho smesso di mangiare, bevevo alcolici e da un anno non tocco più un bicchiere. Fino a poco tempo fa anche a me piacevano i riflettori, la fama, ma ora penso sia il momento di tornare nella mia baita e alle mie montagne. Tra sculture, scalate e, perché no, ai miei libri, che continuerò a scrivere finché avranno successo, ma non occorre più che mi faccia vedere. Oltrettutto, stare tra la gente è bello, ma porta a essere invidiati. E io ho paura dell'invidia, perché mi costringe a combattere».

La sua ultima fatica letteraria (La casa dei sette ponti, editore Feltrinelli) ha già venduto 100 mila copie. Corona nell'occasione ha ripercorso il tragitto che, per una volta, l'ha portato fuori dalla sua valle, per spostarsi nell'Appennino tosco-emiliano. «Ci sono passato per tre anni davanti a quella casa, in cui ci sono due comignoli che fumano di continuo. Eppure non ho mai incontrato nessuno. Avrei potuto entrarci, ma per non rovinare quel mistero ho deciso di inventarmi una storia. Del resto si è catturati da ciò che non si conosce».

Tra i motivi di quelle visite in Emilia, l'amicizia che lo lega al cantautore Francesco Guccini, di cui ha rivelato: «È disperato perché sta perdendo la vista e io lo capisco. Sarei disposto a sacrificare anche le gambe, ma non gli occhi per poter leggere e vedere le cose che mi stanno attorno». Tra le cose che in questo momento sta vedendo e non gli piacciono, Corona ha indicato la perdita della manualità: «La gente ha perso il contatto con la terra. I ragazzini di oggi non sanno fare più nulla con le proprie mani. Ora è così, ma sono convinto che il tempo della manualità tornerà».

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