E l’Angelo riconquistò Udine

In un libro la storia del simbolo cittadino, che vive una seconda giovinezza dopo il restauro
Udine 17 dicembre 2011. Presentazione Libro Udine La cittˆ dell'angelo, Libreria Friuli. Telefoto Copyright PFP/Serratore
Udine 17 dicembre 2011. Presentazione Libro Udine La cittˆ dell'angelo, Libreria Friuli. Telefoto Copyright PFP/Serratore

UDINE. C’è chi lo interpreta come un simbolo religioso, ma c’è anche chi lo considera, più semplicemente, come una testimonianza del passato da salvaguardare. Ma con un significato per tutti. Nessuno escluso. Stiamo parlando dell’Angelo, presenza rassicurante sul campanile della chiesa di Santa Maria di castello, recentemente restaurato grazie al fondamentale sostegno finanziario del gruppo Danieli. Ora l’Angelo in rame, alto quasi 5 metri, è dorato e torna a segnare la direzione del vento. Ma non solo. Torna proprio a vegliare sulla città, come ha fatto dal Settecento, e a osservare la vita frenetica degli udinesi.

Per raccontare i passi che hanno portato alla decisione del restauro, ma anche per spiegare ancora una volta la storia dell’emblema della città e del Friuli, è stato dato alle stampe il libro Udine la città dell’Angelo. Storia e rinascita di un simbolo, edito da Ribis, curato da Francesco Messina, con i testi dello studioso Giuseppe Bergamini e della giornalista del Messaggero Veneto Giacomina Pellizzari. Nel volume, oltre a numerose immagini contemporanee e storiche dell’Angelo, è inserita anche una nota tecnica sul restauro di Luca Rinaldi e Nicola Berlucchi.

La pubblicazione, ora in vendita nelle librerie della città, è stata presentata ieri sera, alla Friuli. Sono intervenuti il curatore del progetto e gli autori dei testi. Ed è stato Messina a sottolineare come, «grazie al restauro della statua, tutta la città ha ricominciato a parlare del suo simbolo, un Angelo capace di rappresentare un ponte tra il mondo visibile e quello invisibile». E ha aggiunto ancora: «Dobbiamo ricordare che il volume è impreziosito dalle immagini storiche dell’archivio dei Civici musei, oltre che da numerose fotografie che ritraggono l’emblema del Friuli, prima, durante e dopo il restauro».

Da parte sua Bergamini, dopo aver tracciato le tappe storiche che portarono alla realizzazione dell’Angelo del castello, ha ricordato «che tale simbolo (che rappresenta l’Arcangelo Gabriele) esiste un po’ in tutto il Friuli, ma non solo». Infatti, «Angeli sui campanili sono sparsi in molte regioni del Nord Italia e, accanto al profondo significato religioso per i credenti, spesso svolgono funzioni pratiche come accade con quello di Udine, capace di segnare il vento».

La giornalista Pellizzari ha poi svelato «che la decisione di dorare completamente l’Angelo è stata molto difficile per i tecnici e i responsabili del restauro. Infatti nessuno poteva avere un’idea chiara e precisa di quale sarebbe stato l’impatto conclusivo dell’operazione. Alla fine – ha aggiunto la cronista -, prendendo a esempio simboli come la Madonnina di Milano e lo stesso Angelo di Berlino, si è optato per la doratura. E direi che la scelta si è rivelata vincente. Dalle interviste che ho fatto e dai pareri che ho raccolto dopo il restauro, sembra che nessuno si sia lamentato».

L’Angelo adesso è lassù, domina la città e, dopo aver ispirato numerosi artisti che l’hanno raffigurato in molte opere, ora è anche il protagonista di questo libro, essenziale per conoscere la sua straordinaria storia.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto