E la vecchia stazione di Chiusaforte diventa “grill” per le due ruote

UDINE. Era una delle tante stazioni abbandonate della vecchia ferrovia Pontebbana, oggi è una tappa quasi obbligata per chi pedala sul percorso da Tarvisio a Udine. Un traffico senz’altro superiore a quello a cui erano abituate la biglietteria e la sala d’aspetto fino al 1995, quando il treno correva ancora su quei ponti e in quelle gallerie oggi riservati ai ciclisti.
La stazione è quella di Chiusaforte, la cui trasformazione in “bicigrill” è opera di una cooperativa autoctona al 100 per cento, La Chiusa, e si sta rivelando una risorsa preziosa, probabilmente la più preziosa, per una comunità alle prese anch’essa, come tutto il Canale del Ferro e quasi tutta la montagna friulana, con la prospettiva apparentemente ineluttabile del declino demografico ed economico. «Già in primavera – spiega Fabio Paolini – presidente della cooperativa – avevamo avuto ottime avvisaglie, con una crescita dell’80 per cento degli scontrini rispetto allo scorso anno.
Avvisaglie che sono state pienamente confermate in estate, tanto che sono otto i soci che si avvicendano al lavoro al banco o in cucina». Ma la ciclabile porta clienti anche alla vicina pizzeria, alla storica trattoria Martina, recentemente riaperta, a un numero crescente di affittacamere (non solo di Chiusaforte, ovviamente) che possono contare sulla vecchia stazione come vetrina e info point.
La Chiusa continuerà a fare loro pubblicità anche quando, Paolini spera il più presto possibile, andrà in porto il progetto di realizzare sei stanze al piano superiore: «Per partire con l’investimento – spiega il presidente – dobbiamo risolvere un problema burocratico relativo al contratto di affitto con Rete ferroviaria italiana, proprietaria della stazione».
La Chiusa ci crede, e secondo Fabio dovrebbero crederci di più anche le istituzioni, a tutti i livelli. «Il numero di cicloturisti cresce ogni giorno – commenta – e sono sicuro che crescerà ancora più rapidamente quando il percorso della ciclabile raggiungerà Carnia e Venzone.
I tempi? Di sicuro erano più rapidi quando dei lavori, manutenzione compresa, si occupava interamente la Comunità montana. Non sarebbe male se si potesse tornare a una gestione unica: una soluzione per tornare a quel modello, a mio avviso, sarebbe quella di affidare a Fvg Strade tutto il percorso della ciclovia, che del resto rappresenta una risorsa per tutto il territorio regionale».
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