È fallimento, finita l’avventura del Consorzio artigiano di Cividale

CIVIDALE. Ultimo atto per il Consorzio artigiano e piccole imprese di Cividale, realtà alla quale è riconducibile lo sfortunato piano di espansione imprenditoriale sfociato nell’urbanizzazione di un’ampia area alle porte della città ducale, 500 mila metri quadrati perfettamente strutturati per accogliere decine di insediamenti produttivi, ma rimasti, invece, quasi completamente deserti (una sola l’azienda che ha edificato in loco).
Il 30 gennaio il Tribunale di Udine ha dichiarato il fallimento della società consortile, messa in liquidazione – ormai diverso tempo fa – per effetto del ristagno di un progetto che non è mai riuscito a decollare; l’istanza di fallimento, in subordine a quella di ammissione alla procedura di liquidazione coatta amministrativa, era stata presentata in proprio dal liquidatore Aldo Storace.
Più della metà dei 60 lotti disponibili (di superficie compresa tra un minimo di mille e un massimo di 20 mila metri quadrati) era stata venduta, a suo tempo, ma per effetto della crisi economica nessun’altra ditta, al di là dell’eccezione sopra citata, si è poi trovata nelle condizioni di dar seguito ai programmi iniziali e di costruire i capannoni per trasferirsi in loco; la rimanenza degli appezzamenti, invece, è rimasta sul mercato.
Spetterà adesso al curatore fallimentare, Emanuele Cruder, occuparsi della questione: «Nei prossimi giorni – spiega il professionista, che non ha ancora avuto modo di visionare la pratica – eseguirò tutti gli approfondimenti del caso».
Il fallimento del Consorzio artigiano e piccole imprese segna l’infelice epilogo, dunque, di un disegno la cui genesi rimanda all’anno 2000 e che per quanto concepito con ampio anticipo sulla crisi economica era stato fortemente osteggiato dall’opposizione consiliare, che giudicava l’operazione sovradimensionata alle effettive esigenze del tessuto produttivo cividalese.
A parere della categoria interessata, però, la richiesta di nuovi spazi d’insediamento c’era ed era pure forte: 50, si era detto nella fase d’avvio del progetto, le domande pervenute da imprenditori determinati a ingrandire la propria attività.
Con l’avallo del Comune, così, l’intervento era andato avanti, producendo nel giro di qualche anno la completa urbanizzazione del vasto settore antistante la zona industriale cividalese, sull’altro lato della statale 54.
Per ironia della sorte, nell’esatto momento in cui i lavori di preparazione del contesto in funzione delle edificazioni si erano conclusi la crisi aveva iniziato a farsi sentire anche nel Cividalese, paralizzando i programmi in essere. Il risultato, ora, è un reticolo infrastrutturale a servizio del nulla.
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