Duomo, restyling e accuse alla burocrazia
Il duomo concattedrale San Marco cambia volto. I lavori dovevano durare un anno, ma ormai siamo al quarto «a causa della burocrazia e delle molteplici richieste della Sovrintendenza», l’impegno economico è notevole – oltre 600 mila euro –, le modifiche non indifferenti e più funzionali alla chiesa “di riferimento diocesano” di Pordenone. Quanto al contestato spostamento dell’altare maggiore, il progetto è congelato, ma non cestinato. A fare il punto è il parroco, monsignor Otello Quaia. Ieri, prima della conclusione della messa domenicale, ha invitato i fedeli a «sedersi due minuti», per informarli sullo stato avanzamento dei lavori, con qualche neppure molto celato “appunto” a chi ha rallentato l’iter iniziale.
La ristrutturazione si è resa necessaria per le funzioni della concattedrale, che dagli anni Settanta col trasferimento dell’Episcopio in città, ospita le celebrazioni del vescovo e diocesane, e quindi «richiedono ampi spazi. E’ capitato che non sapevamo dove mettere i preti e la gente. La sacrestia precedente – rileva il parroco – andava bene per una parrocchia semplice. I soldi spesi, insomma, non sono scialati né un capriccio».
Cominciati quattro anni fa, i cantieri dovevano concludersi nel giro di un anno. Invece sono ancora aperti e l’inaugurazione – salvo sorprese dell’ultima ora – avverrà la quarta domenica di settembre, in occasione dell’anniversario della dedicazione del duomo.
L’attuale sacrestia torna al suo ruolo originario, quello di cappella del fonte battesimale, aperta e visitabile. Al suo interno sarà ospitato il battistero del Pilacorte del 1506, che è già stato tolto dalla Cappella Ricchieri dove, invece, è stata collocata la scultura lignea di Filippo De Porri, 1634, che trova una “casa” definitiva dopo vari spostamenti.
La nuova sacrestia, invece, quella di uso quotidiano, sarà sotterranea. Le altre – una per il vescovo, dove potrà anche ricevere persone in forma più discreta – troveranno spazio nelle casette accanto al duomo e alla canonica, alle quali vi si accederà con un tunnel sotterraneo. Gli scavi hanno comportato ritardi notevoli rispetto al cronoprogramma iniziale: «E’ stato un intervento complesso – rileva monsignor Quaia – con un blocco e un rallentamento imposto dalla Sovrintendenza archeologica, la quale aveva preteso che facessivo dei lavori integrativi dopo che erano riaffiorati quattro muri di cui non si hanno notizie e molti scheletri. Un “ritrovamento” che non mi ha sorpreso in quanto è noto a tutti che, nei tempi passati, attorno alla chiesa c’era il cimitero. Eppure abbiamo dovuto osservare procedure, e costi a nostro carico, come se fossimo stati davanti alle rovine di Troia».
I lavori costeranno sui 630 mila euro, in parte finanziati con mutuo dalla Regione e a carico della parrocchia, in parte con contributi della Cei e della Fondazione Crup. Erano necessari, in tempi di crisi? «Sì, e lo sarebbero stati da tempo. Per la funzione che riveste la concattedrale», che diverrà ancor di più, in questo modo, un’opera d’arte in pieno centro.
Quanto al progetto di spostamento dell’altare maggiore, non è congelato. «Per il momento soprassediamo. I lavori in atto dovevano durare un anno e non quattro – rimarca monsignor Otello Quaia – per le continue interruzioni imposte dalla Sovrintendenza».
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