Due friulane in Ecuador: "Abbiamo rivissuto il sisma del ’76"

Madre e figlia si trovavano nel Paese durante il devastante terremoto di sabato. «Abbiamo avuto tanta paura, è sembrato di tornare indietro nel tempo»
epa05265959 Rescue agencies verify the structure of a hotel, in Manta, Ecuador on 18 April 2016, that collapsed, after a 7.8 earthquake. A 7.8 magnitude earthquake on the richter scale affected the northwest region of Ecuador, on 16 April 2016, leaving 350 people dead and more than 2068 injured according to Government data. EPA/Christian Escobar Mora
epa05265959 Rescue agencies verify the structure of a hotel, in Manta, Ecuador on 18 April 2016, that collapsed, after a 7.8 earthquake. A 7.8 magnitude earthquake on the richter scale affected the northwest region of Ecuador, on 16 April 2016, leaving 350 people dead and more than 2068 injured according to Government data. EPA/Christian Escobar Mora

UDINE. Quasi 300 morti e oltre 2 mila feriti. È questo il bilancio – ancora provvisorio – del devastante sisma che ha sconvolto nella notte tra sabato e domenica (italiane) l’Ecuador. Un terremoto di magnitudo 7.8 si è infatti abbattuto sul Paese sudamericano.

La zona più colpita è quella settentrionale sulla costa nella provincia di Esmeraldas e quella di Manabi. L’Ecuador, situato tra due placche tettoniche in movimento, ha già subito vari terremoti di magnitudo elevata – nel marzo 1987 morirono oltre mille persone – e questa volta dopo il forte tremore iniziale ci sono state almeno 55 scosse di assestamento.

Il presidente Rafael Correa, rientrato subito in patria dalla visita in Vaticano, ha ammesso che i danni sono «gravi» e che squadre di soccorso specializzate sono in arrivo dalla Colombia e dal Messico assieme a migliaia di unità dell’esercito di Quito. Secondo la Croce Rossa locale, inoltre, più di mille volontari sono già al lavoro. Si cercano le vittime sotto le macerie. Per le piogge cadute nell’ultimo periodo, molte strade sono inagibili ed è difficile raggiungere le zone disastrate.

Ma al centro del terrore, ieri, c’era anche un gruppetto di friulani: l’udinese Erika Ermacora, il marito Klaus Jungbluth e la mamma della corregionale, la signora Daniela. Erika, da quattro anni, si è trasferita a Guayaquil e per quanto la città non sia stata colpita con la stessa intensità di altre zone del Paese sabato lei, il marito, le due bambine piccole – la prima ha 2 anni, la seconda appena 3 mesi – e la mamma – che in Friuli ha già provato sulla sua pelle l’incubo dell’Orcolat – domenica notte hanno tremato di paura.

«Ci siamo spaventati tanto – ha raccontato –, ma per fortuna nessuno di noi si è fatto male. La paura, però, è stata davvero intensa, specialmente quella di mia mamma la cui mente è andata, immediatamente, al sisma del 1976 che ha vissuto in prima persona».

Ermacora, come accennato, vive in Ecuador da quattro anni, assieme al marito che ha conosciuto nel 2006 all’interno del programma “Erasmus” a Praga. Dopo un periodo in giro per l’Europa, la coppia ha deciso di trasferirsi nel Paese sudamericano dove i due – la ragazza friulana è laureata in Scienze Motorie all’università di Udine – hanno aperto un centro di fisioterapia e allenamento specializzato. Ieri mattina, poco dopo le scosse, ha immediatamente rassicurato tutti – in Italia e all’estero – sulle condizioni della famiglia.

«Grazie a Dio stiamo tutti bene – si legge sul suo profilo Facebbok –, dopo tanta paura, abbiamo passato circa un’ora e mezza senza elettricità in casa e nel settore. Le stime al momento contano 272 morti, di cui due qui a Guayaquil, e oltre 2 mila feriti.

La scossa delle 18.58 di sabato è stata molto forte, noi ne abbiamo sentite due una dietro l’altra, e l’intensità continuava ad aumentare notevolmente.

Dev’essere durata circa un minuto, degli strani lampi nel cielo e il cortocircuito... con Elisa attaccata al seno e Kikkan bloccata nel seggiolone durante la cena, c’è stato un po’ di spavento generale soprattutto per non sapere cosa fare in quel momento. Poi un’altra scossa lieve alle 2 del mattino. La mamma ha rivissuto le scosse del Friuli di 40 anni fa e penso che ora... non veda l’ora di rientrare in Italia (ci mancava solo il terremoto).

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