Droga per 420 mila euro, cinque arresti
Sequestrati un maxi-carico di marijuana destinato allo spaccio nel Triveneto e tre auto, una delle quali da 100 mila euro

Cinque arresti e un maxi-carico di marijuana, destinato allo smercio nell’intero Triveneto, sotto sequestro. I carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal tenente colonnello Federico Zepponi, hanno dato un altro scacco matto alla rete dello spaccio che ha affondato le sue radici in Friuli occidentale, ma non solo, dopo il primo maxisequestro da 72 chilogrammi della medesima sostanza fatto sempre dai detective dell’Arma nei mesi scorsi. Anche in quel caso finirono in manette due cittadini albanesi. Ma le due vicende non sono collegate.
La rotta della marijuana passa attraverso i Balcani, per risalire la penisola dal sud Italia. Pordenone è una tappa intermedia del traffico di droga, che viene smistata qui verso le principali piazze del nord Italia. Hashish e marijuana, come spiega il comandante del reparto operativo Zepponi, sono appannaggio nella Destra Tagliamento del racket albanese.
Con due balle di marijuana del peso complessivo di 42 chilogrammi nascoste nel bagagliaio della loro Peugeot 308 grigio scura sono arrivati da Fasano, in provincia di Brindisi. A bordo Pietro Buzzerio, 53 anni e Domenico Spano, 42 anni, entrambi disoccupati e Francesco Angelini, 39 anni, commerciante.
Si erano dati appuntamento al centro commerciale di Fiume Veneto, sulla Pontebbana per giovedì sera con due giovani albanesi di 28 anni: Gramoz Ismailaj, operaio di Cairo Montenotte e Arkid Saliu, residente a San Vito al Tagliamento.
Confusi fra la folla intenta a fare shopping, però, erano appostati i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone e il comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Federico Zepponi, tutti in borghese. Da tempo i militari dell’Arma seguivano con attenzione i loro spostamenti.
Quando le due balle di droga, avvolte ripetutamente nel cellophane e nello scotch per non far sprigionare alcun aroma, sono state riposte nel bagagliaio della Jeep Renegade presa a noleggio dagli albanesi è scattata la trappola. I cinque uomini sono stati accerchiati. Con un guizzo Ismailaj si è dato alla fuga alla velocità di un centometrista ma un atletico detective dell’Arma lo ha inseguito per circa 400 metri, tallonandolo e infine lo ha raggiunto. Sfinito dalla corsa il giovane albanese si è fatto poi ammanettare senza opporre resistenza alcuna, tanto era stremato.
I due ragazzi albanesi erano arrivati con due automobili: la jeep a noleggio e un’auto sportiva. La seconda è una Audi RS6, un bolide che costa 100 mila euro e che può correre fino a 300 chilometri orari. Difficile stargli dietro, in caso di inseguimento. Sul parabrezza c’era la vignetta slovena: segno che ha passato il confine almeno una volta nell’ultimo anno, visto che è datata 2017. Appeso al comando per mettere la freccia, un piccolo rosario rosso e allo specchietto retrovisore un paio di occhiali da sole. La targa dell’auto è della repubblica ceca, i finestrini posteriori sono oscurati. Da quanto si è appreso il bolide appartiene a un amico dei due albanesi arrestati.
Trattandosi di una vettura vistosa, avrebbe distolto l’attenzione dalla jeep con il carico scottante, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto e fosse stato necessario fuggire. Ma gli investigatori dell’Arma hanno bloccati i corrieri della droga prima che potessero mettere in atto il loro piano. Tutte e tre le auto sono state sequestrate, come i cellulari degli indagati e 1.050 euro in contanti.
Il carico consegnato nel parcheggio del centro commerciale vale circa 420 mila euro, calcolando che al dettaglio la marijuana viene venduta a 10 euro al grammo. Si tratta di un quantitativo veramente ingente. Non accade spesso di fare sequestri di entità simili. L’attività investigativa dell’Arma prosegue: si cerca ora di risalire agli altri anelli della catena. A chi sarebbe arrivato il supercarico di marijuana? Presto altre pedine del traffico potrebbero cadere.
Intanto i cinque indagati attendono in cella la convalida degli arresti. I due giovani albanesi sono in carcere a Pordenone, i tre brindisini invece sono stati portati alla casa circondariale di Udine. Dopo tutti gli arresti fioccati nelle ultime settimane, grazie all’imponente lavoro della Procura di Pordenone, che coordina le inchieste, non era rimasto più posto nel penitenziario in riva al Noncello.
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