Droga, armi e ricatti: sgominata una banda, due arresti a Udine

UDINE. Maxi blitz tra la Puglia e il Friuli contro un clan del Salento attivo nel narcotraffico e potente grazie alle armi e alle ripetute intimidazioni messe a segno anche con attentati incendiari.
E nell’inchiesta – condotta dai carabinieri di Lecce e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – ci sono anche una donna residente a Udine e un giovane cameriere impiegato in un ristorante del capoluogo friulano.
Nell’ambito dell’operazione “Armonica” sono finite agli arresti 22 persone. Al vertice, secondo la ricostruzione degli investigatori, c’era Fernando Nocera, 64 anni, già referente della Sacra Corona Unita e conosciuto come “lo zio” o “il vecchio”.
L’uomo, dal carcere e dai domiciliari, impartiva ordini ai componenti del sodalizio con messaggi smistati dalle sue donne, la moglie e l’amante. La prima, Livia Comelli, 62 anni, originaria di Gravellona Lomellina (Pavia), da qualche tempo abita nella prima periferia di Udine e da martedì 17 settembre si trova in carcere.
L’amante è Giuliana Cuna, ha 45 anni ed è di Monteroni (Lecce). Entrambe erano incaricate di mantenere i rapporti con il gruppo alleato dei monteronesi capeggiato da Saulle Politi, ma erano in grado di agire autonomamente dando direttive finalizzate a garantire il sostentamento agli affiliati in carcere. Arrestato a Udine anche Andrea Visconti, 27 anni, residente a Carmiano (Lecce) e impegnato in città come cameriere.
Le accuse, formulate a vario titolo nei confronti degli indagati, sono: associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e danneggiamento, con l’aggravante del metodo mafioso.
I dettagli dell’attività investigativa sono stati illustrati a Lecce, durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il colonnello Giancarlo Scafuri, vice comandante del Ros dei carabinieri, il colonnello Paolo Dembech, comandante provinciale di Lecce, il tenente colonnello Pasquale Montemurro che guida il Reparto operativo e il tenente colonnello Gabriele Ventura, capo della Sezione Anticrimine.
In sintesi, gli inquirenti ritengono di aver documentato per il periodo compreso tra novembre 2017 e luglio 2018, il ruolo di vertice rivestito da Nocera in seno all’organizzazione mafiosa della Scu riconducibile al clan Tornese, nell’ambito del quale è riconosciuto referente per i territori di Carmiano e dei comuni limitrofi.
È emerso, inoltre, l’inserimento nel sodalizio di nuove leve, quali i fratelli Davide e Matteo Conversano, giovani incensurati con ruoli di rilievo. Nel gennaio del 2018, a seguito dell’arresto di Nocera per un contestato approvvigionamento di oltre 40 chili di hascisc, c’era stato infatti un riassetto del gruppo: il 64enne, pur mantenendo il ruolo di leader indiscusso, aveva passato la direzione delle attività delittuose sul territorio ai fratelli Conversano, con il sostegno criminale del leccese Gabriele Pellè.
Quest’ultimo, già condannato per associazione mafiosa quale affiliato al clan Cerfeda di Lecce è stato indicato dal Nocera nelle missive spedite dal carcere. Il gruppo criminale, hanno sottolineato gli inquirenti, «ha manifestato dei connotati di estrema pericolosità, come dimostrano la disponibilità e i riferimenti agli approvvigionamenti di armi (anche automatiche), munizioni e materiale esplodente, nonché la spiccata propensione alla realizzazione di attentati incendiari e dinamitardi per finalità estorsive e intimidatorie, finanche per meri dissidi personali».
L’attività ha consentito di far luce anche su diversi episodi incendiari e dinamitardi realizzati al fine di agevolare l’associazione mafiosa e di rafforzarne i poteri di intimidazione e controllo del territorio. Si tratta in particolare dell’esplosione di un ordigno artigianale di medio potenziale avvenuta l’11 febbraio 2018 nei pressi dell’abitazione di un pregiudicato di Carmiano e dell’incendio del 19 marzo 2018 di due autovetture di proprietà di un assicuratore. —
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