Dossier sulle tre caserme nel degrado

Sono 24 gli ettari di siti militari abbandonati. Incontro del ministro Orlando con il sindaco dove si parlerà anche del carcere
Bumbaca Gorizia 19.02.2018 Sopralluogo caserma del Fante © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 19.02.2018 Sopralluogo caserma del Fante © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Ventiquattro ettari di siti militari dismessi. Di cui 13 nell’area della vecchia “Del Fante” di via Duca d’Aosta e 5,6 relativi alla “Pecorari” di Lucinico, altro monumento all’abbandono e al degrado. Senza dimenticare che anche la “Guella”, dove ha sede il comando brigata della Pozzuolo, non gode certamente di ottima salute.

Basterebbero questi pochi numeri per inquadrare quanto sia penalizzante la situazione per Gorizia, alla prese con siti (Del Fante e Pecorari) in totale disfacimento e senza progetti di recupero. Il sindaco Rodolfo Ziberna è deciso a porre con forza, sia all’attuale sia al prossimo governo, l’annosa questione, scoppiata nuovamente con fragore dopo il crollo di una parte del tetto della “Del Fante” che sta creando forti disagi a una ventina di famiglie. «Ci sono due enormi caserme (la “Del Fante” e la “Pecorari” a Lucinico, ndr) ed è venuto il momento che lo Stato pensi ad una loro riconversione: non è più accettabile che spazi del genere vengano abbandonati in questo modo diventando ricettacolo di ogni tipo di degrado».

Riguardo alla Del Fante, «ci troviamo di fronte a uno spazio strutturato enorme, quasi in centro-città, che non solo è inutilizzato ma anche pericoloso. E non possiamo più accettare che la nostra città, dopo essere stata “usata” durante la Guerra fredda come ultima trincea militare a guardia del comunismo, anziché essere in qualche modo risarcita si ritrovi oggi ad essere danneggiata dalla presenza di complessi militari privi di alcuna prospettiva che, come la Del Fante, occupano aree importanti».

Il sindaco annuncia la sua intenzione di parlarne domani all’incontro con il ministro della giustizia, Andrea Orlando. «Chiediamo allo Stato di farsi carico di tali questioni perché non è giusto scaricarle su una città già in grande difficoltà economica. In tale senso ritengo che, in termini strategici, ci possano essere proposte che, da una parte verrebbero incontro alla vocazione internazionale di Gorizia e, dall’altra, alle esigenze dello Stato di ammodernamento dei servizi in termini europei. Queste strutture potrebbero, quindi, essere utilizzate per realizzare scuole–laboratori, anche di carattere militare o di intelligence, aperte a tutti gli altri Stati, perché non basta definirsi europeisti, bisogna esserlo nei fatti e dimostrarlo ai cittadini. Gorizia chiede al Governo italiano di investire nuovamente su questo territorio di confine dimostrando lungimiranza e capacità di riconoscere le potenzialità di un’area come questa».

In realtà, il sindaco è stato convocato dal ministro per parlare del possibile ampliamento del carcere. «Ma vorrei cogliere l’occasione per affrontare anche il tema del tribunale e avviare un ragionamento sul riutilizzo delle caserme, anche se quest’ultimo argomento riguarda più ministeri. Va detto che anche per ciò che riguarda la Casa circondariale di via Barzellini, stiamo parlando di recupero di vecchi edifici pubblici, che oggi stanno cadendo a pezzi, come l’ex scuola “Pitteri”, di proprietà del Comune. Anche in questo caso, però, diventa fondamentale l’intervento dello Stato visto che il Comune darebbe in concessione gratuitamente l’edificio per ampliare la prigione e consentirle di diventare una struttura moderna con servizi adeguati per il recupero dei carcerati e per consentire al personale di svolgere in modo adeguato il proprio lavoro. Non capisco il motivo per cui la spesa di circa 4 milioni, prevista per questo intervento, venga considerata eccessiva anziché essere valutata come un risparmio visto che con tale cifra si modernizzerebbe un carcere anziché realizzarne uno nuovo con una spesa decisamente maggiore. Mi auguro che anche in questo caso si mantenga una certa coerenza visto che, a parole, si sostengono i diritti dei carcerati ma, nei fatti, perlomeno per ciò che riguarda Gorizia, vengono rifiutate le poche risorse che necessiterebbero per mettere in pratica questa volontà».

Negli anni passati (era il 2016), sul caso-caserme dismesse ci fu anche una presa di posizione decisa di Legambiente. Che chiese, quantomeno, di iniziare un ragionamento per strappare al degrado le tante caserme dismesse sul territorio. Forse, è arrivato (finalmente) il momento. Forse.

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