Doposcuola con i volontari per 25 bambini di Gemona

L’iniziativa a cura di insegnanti in pensione (e no) nel centro sociale di Godo La coordinatrice: un modo per favorire l’integrazione anche degli stranieri
Di Piero Cargnelutti

GEMONA. Insegnanti volontari che mettono a disposizione il loro tempo libero per migliorare l’integrazione dei bambini stranieri con difficoltà nello studio. È il progetto condotto nel corso degli ultimi mesi dal Coordinamento delle associazioni culturali e di volontariato sociale di Gemona in collaborazione con la direzione didattica di Gemona e le famiglie, a cui hanno aderito ben 25 bambini che hanno potuto essere seguiti per un doposcuola che si è ripetuto per due giorni alla settimana nel centro sociale di Godo, messo a disposizione dal comitato di borgo.

«È un'iniziativa - ha spiegato Ilaria Roncastri, del coordinamento delle associazioni - che ci è venuta in mente nell’ambito di una riflessione sul tema dell’accoglienza nella nostra comunità: ne abbiamo parlato con la direzione didattica e lo abbiamo presentato alle famiglie. I risultati sono stati buoni e ci prepariamo a riproporlo il prossimo anno». Sono stati una quindicina i volontari che hanno prestato il loro tempo e si è trattato in buona parte di insegnanti in pensione, oppure che attualmente esercitano, e insieme a loro anche qualche studente universitario, e dunque persone preparate sul fronte didattico: hanno seguito 25 bambini, 11 provenienti dalla scuola primaria e 14 dalla secondaria di primo grado. Divisi in due gruppi, ogni giovedì pomeriggio dalle 15 alle 17 e ogni sabato dalle 10 alle 12 gli alunni si sono incontrati per fare i compiti, rafforzare le proprie competenze e consolidare il metodo di studio, sviluppando anche la capacità di cooperare»

«L'attività si è svolta in uno spazio comune: un’unica grande stanza organizzata in piccole “isole” affini per grado scolare, per materia di studio o per bisogno didattico. Ci si è preoccupati di garantire almeno un insegnante volontario ogni due alunni per far sì che fossero seguiti nel modo migliore, e tutto quanto si è svolto volontariamente con un solo contributo da parte della Regione che è stato utilizzato per l’assicurazione ai bambini. «Tra i bambini - spiega ancora Roncastri - c’erano alcuni di provenienza straniera che avevano la difficoltà della lingua, ma non solo: spesso si è trattato anche di aiutarli nella concentrazione. Nel confronto con la scuola è emerso che dopo questa esperienza i bambini hanno dimostrato notevoli miglioramenti nello studio, e ciò ci spinge ancor di più a continuare».

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