«Dopo Nikolajewka Europa senza guerre»

UDINE. La “Marcia del Don” con un centinaio di figuranti in divisa d’epoca e rappresentanti di plotoni storici (fanti, alpini, carabinieri e milizia italiani, esercito russo e tedesco, armata romena e cecoslovacca) è stata uno dei momenti più significativi delle cerimonie svoltesi per ricordare i 70 anni della battaglia di Nikolajewka, dove i militari italiani riuscirono a rompere l’accerchiamento delle truppe sovietiche e a dare slancio alla ritirata. I figuranti, partiti con l’equipaggiamento in spalla da Cargnacco al mattino, si sono ritrovati in piazza Primo maggio per poi dirigersi verso piazza Libertà, teatro della commemorazione ufficiale.
La colonna sonora è stata affidata alla fanfara degli alpini di Vergnacco, che ha attirato l’attenzione di centinaia di persone che, nonostante freddo pungente e tentazione dello shopping in centro, si sono fermate per assistere alla celebrazione. Sul terrapieno della loggia di San Giovanni hanno preso posto i labari di decine di sezioni friulane dell’Ana e le autorità civili e militari.
Onori per il gonfalone di Udine, medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, mentre due soldati con le divise d’epoca, un fante italiano con il cappotto di panno di lana verde e un fante sovietico con il pastrano grigio-marrone e il colbacco con la stella rossa, hanno portato, sulle note della “Canzone del Piave” e del “Silenzio fuori ordinanza”, una corona al tempietto che ricorda tutti i Caduti.
L’alpino Rovaris dell’Ana, speaker della cerimonia, ha voluto omaggiare i reduci della campagna di Russia. «Possiamo solo immaginare - ha detto - quante volte, coloro che sono tornati, abbiamo dovuto dire delle pietose bugie alle mogli, ai padri e ai figli dei loro commilitoni che furono uccisi o dispersi. Voi, reduci, avevate quasi un senso di colpa per essere tornati vivi, mentre i vostri amici erano rimasti laggiù, nella steppa, nel ghiaccio.
Ecco perchè non dobbiamo dimenticare le sofferenze di allora». Il tenente colonnello Roberto Pintus, presidente di sezione dell’Anvg (Associazione nazionale volontari di guerra) e vice presidente di Assoarma ha detto: «La guerra è inutile, quasi sempre. La guerra à nobile solo per difendere la Patria o per un intervento di pace in Paesi messi in pericolo dall’estremismo. Siamo vicini alle sofferenze delle famiglie dei dispersi e dei morti in Russia, rendiamo onore ai Caduti per la Patria».
Il sindaco Furio Honsell si è rivolto ai sopravvissuti: «Carissimi reduci - ha affermato - è per me un’emozione stare accanto a voi. Dobbiamo avere memoria di una grande lezione dell’inutilità della guerra, ma dell’alto senso civile dei soldati italiani e friulani, che seppero sempre mantenere alto il nostro ideale. Molti di quegli alpini che tornarono dai fronti di Grecia, Jugoslavia e Russia, poi andarono nella Resistenza, per costruire l’Italia libera e democratica. Quei Caduti non sono morti invano, oggi noi dobbiamo ricordare quanto prezioso sia il valore della pace. Mai piegarsi alla violenza, sempre ricercare la pace con il dialogo».
Quindi ha preso la parola l’assessore provinciale Adriano Piuzzi: «E’ un privilegio condividere con voi - ha dichiarato - un momento così importante e toccante. Queste sono emozioni che 70 anni non hanno cancellato. No a tragedie come la guerra, dobbiamo costruire una società ancora migliore. Grazie agli alpini, di ieri e di oggi, per la dedizione e la serietà al servizio del Paese».
Plotoni storici, Protezione civile, Ana, militari in armi e autorità hanno poi sfilato lungo Mercatovecchio, piazza San Cristoforo e via Gemona per raggiungere la caserma di Prampero. Tra i mezzi motorizzati che hanno suscitato curiosità anche una portamunizioni che ha percorso migliaia di chilometri sui fronti russo, greco e albanese. E, perfettamente restaurata e funzionante, ha fatto bella mostra di sè.
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