Dopo 51 anni si è sciolto il Cipaf, si va verso la fusione con la Ziu

OSOPPO. Dopo 51 anni, si scioglie il Cipaf che confluirà nel futuro consorzio per lo sviluppo del Friuli centrale. Dopo due anni di confronti tra i Comuni di Gemona, Buja e Osoppo da un lato e la Regione dall’altro, lo scioglimento del Consorzio per lo sviluppo industriale ed economico della zona pedemontana alto Friuli (Cipaf), diventa effettivo.
Giovedì pomeriggio, nella sala bandiera di palazzo Boton a Gemona, alla presenza del notaio Antonio Frattasio, del presidente Cipaf Luigino Bottoni con i soci e i componenti del consiglio di amministrazione, è stato sottoscritto ufficialmente lo scioglimento dell’ente pubblico-privato e la sua futura fusione con la Ziu di Udine.
Con quell’atto si chiude una pagina importante del territorio pedemontano: il Cipaf era nato il 15 febbraio del 1966 e tra i suoi soci fondatori figuravano i Comuni di Gemona, Artegna, Buia, Bordano, Forgaria nel Friuli, Majano, Montenars, Osoppo, Trasaghis e Treppo Grande.
Allora, l’obiettivo era quello di realizzare a Rivoli di Osoppo uno dei grandi agglomerati industriali, basandosi sull’avvio dell’area industriale Ziro (Zona Industriale Rivoli di Osoppo Spa), creata agli inizi degli anni ’60 tra imprese locali quali Pittini, Fantoni e De Simon, con l’appoggio della banca popolare di Gemona e l’impiego di circa 600 addetti.
Con il passare dei decenni, gli enti pubblici soci di maggioranza del Cipaf si erano ridotti ai Comuni di Gemona, Buja e Osoppo sui cui territori è organizzata l’area industriale e la Provincia di Udine, con gli insediati e le categorie. La futura fusione con la Ziu è determinata dalla legge regionale 3 del 2015, che ha l’obiettivo di creare un ente prevalentemente pubblico, proprio perché la presenza dei privati non permette di partecipare ai bandi europei.
Negli ultimi decenni, il Cipaf ha garantito diversi servizi alle circa 40 aziende insediate, quali la depurazione, la gestione dello scalo ferroviario oltre all’urbanizzazione dell’area industriale che negli ultimi anni è stata allargata di 800 mila metri quadrati, dopo che la Regione ha approvato il piano territoriale infraregionale del consorzio, il cui iter è durato oltre una decina di anni.
In futuro la governance di quell’area industriale farà riferimento al Consorzio per lo sviluppo industriale del Friuli centrale, che comprende una ventina di soci tra i quali sono state suddivise le 230 mila quote dal valore nominale complessivo di 1 milione e 192 mila euro.
Per i Comuni di Gemona, Buja e Osoppo che finora erano soci di maggioranza con il 60% delle quote nel Cipaf, tale rappresentanza nel nuovo ente si ridurrà a circa il 18%: «L’ultimo nodo da sciogliere – ha detto il sindaco di Gemona Paolo Urbani – è rappresentato dalle modalità con cui saranno suddivise le quote della Provincia, che è ente socio del futuro consorzio, ma che scomparirà nel 2018, come previsto dalle leggi. Sarà importante che queste quote vengano suddivise in modo equo fra i vari componenti delle nuova compagine».
Con 61.300 quote, la Provincia di Udine possiede il 26,54% del nuovo ente: insieme al Comune di Udine (77.600 quote per un valore del 33,60% rispetto all’intera compagine), è dunque l’ente con più rappresentanza. La futura suddivisione delle quote della Provincia potrebbe favorire il Comune di Udine, se si deciderà che la suddivisione avverrà per numero di abitanti, avvicinandolo al 50% delle quote. Da parte loro, i sindaci di Buja Stefano Bergagna e di Osoppo Paolo De Simon hanno più volte evidenziato la volontà di avere un controllo sulle future scelte, visto che l’area industriale ricade in buona parte sui territori dei loro Comuni.
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