Donna morta nel Ledra: giallo in via Marco Volpe

UDINE. Non è stato ancora identificato il corpo della donna rinvenuto domenica sera nelle acque del Ledra. Ma potrebbe essere un tatuaggio che la vittima aveva su un gluteo ad aiutare gli investigatori.
Le impronte digitali non sono state d'aiuto nella ricerca. La donna, quasi sicuramente una cittadina comunitaria senza precedenti penali, non risulta essere stata mai sottoposta ad accertamenti.
La polizia di Udine diramerà la foto della donna (che all'apparenza sembraaver superato i 55 anni) a tutte leforze dell'ordine italiane per comparare i dati con le denunce di scomparsa raccolte anche in altre città. Perchè per ora quelle presentate in Friuli non hanno mostrato alcuna corrispondenza. L'unico documento tirato fuori dagli archivi è quello relativo alla sparizione, un paio di anni fa, di una donna da un paese del Medio Friuli. Del caso, all'epoca, si erano occupati i carabinieri. Ora l'indagine è coordinata dal pm Annunziata Puglia e portata avanti dalla squadra mobile diretta dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan.
Ma torniamo a domenica sera, a quanto è stato ritrovato il cadavere. A prima vista, assomigliava a un grosso sacco dell’immondizia. Troppo grosso, per la verità. Ma a quell’ora - erano da poco passate le 19.30 del 25 ottobre - distinguere ciò che stava galleggiando nelle acque scure del Ledra non era affatto cosa facile. Tanto meno immaginare di trovarsi di fronte a un cadavere.E invece è questa la macabra scoperta toccata in sorte a un passante, mentre camminava lungo la roggia, in viale Ledra.
Quando domenica sera gli agenti della Polizia di Stato e della Polizia locale sono riusciti a vederla in volto, ripulita del fogliame che nel frattempo l’aveva quasi del tutto seppellita, in mezzo al container della centrale idroelettrica del Cafc di via Marco Volpe nel quale lo sgrigliatore l’aveva infine catapultata, hanno potuto soltanto constatare trattarsi di persona di pelle bianca, con capelli chiari e di un’età presunta compresa tra i 55 e i 60 anni.
Tutta da capire, invece, la dinamica dei fatti. All’esito della prima ricognizione cadaverica eseguita dal medico legale all’interno dello stesso cassone, la Procura non ha escluso alcuna ipotesi.
Pur non avendole trovato addosso segni evidenti di violenza, l’ultima parola sulle cause della morte arriverà soltanto dopo l’esame esterno e la successiva probabile autopsia che saranno disposti nelle prossime ore.
Sommerso in un container
Notato mentre veniva trascinato dalla corrente a pancia in giù, in direzione di piazzale XXVI luglio, il corpo si è dunque fermato all’altezza dello sgrigliatore - uno dei tre presenti lungo quella roggia - prima ancora che sul posto arrivasse la polizia.
Come tutto il resto del materiale che finisce nel corso d’acqua, infatti, il cadavere non ha superato il sistema di “filtraggio” ed è stato invece trasferito sul nastro trasportatore che convoglia rifiuti e, soprattutto, foglie e rami secchi nel container posto all’esterno della centrale idroelettrica.
E cioè, per l’esattezza, al civico 20 di via Marco Volpe, nella stessa area che ospita il parcheggio degli automezzi della Polizia locale, praticamente di fronte al parcheggio in struttra. Per evitare che il cadavere venisse sommerso del tutto dal fogliame, è stato immediatamente contattato un addetto del Cafc, affinchè spegnesse l’impianto.
La ricognizione medico-legale
Su disposizione del pm di turno, Annunziata Puglia, sul posto è stato subito chiamato un medico legale. Fatto spazio nel cassone, la donna, che al momento del ritrovamento indossava un paio di pantaloni, una cannottiera e una sola scarpa, è stata esaminata esternamente.
Le operazioni sono durate poco più di mezz’ora e non hanno rilevato elementi tali, da fare ipotizzare che su di lei fosse stata usata violenza.
Il volto non pareva sfigurato e i numerosi segni di attrito trovati in varie parti del copro potrebbero essere spiegati con gli altrettanti colpi ricevuti finendo nella roggia - a seguito di caduta volontoria, oppure di scivolamento o, ancora, di spinta – e venendo poi trascinata dalla corrente.
Assolutamente prematuro, tuttavia, stabilire se il decesso sia dovuto ad annegamento oppure ad altra causa, eventualmente sopraggiunta prima di finire in acqua.
Una volta terminata la ricognizione e ottenuto il via libera del magistrato, il corpo è stato rimosso e trasferito in obitorio. A disposizione dell’autorità giudiziaria e in attesa di essere sottoposto a un esame più approfondito.
I dubbi della Procura
Non avendole trovato addosso alcun documento e neppure l’eventuale borsetta che poteva avere con sè, finchè è rimasta nel container non è stato possibile dare un nome alla donna.

La sua identificazione avverrà probabilmente nelle prossime ore, attraverso il confronto tra le sue impronte digitali e i dati conservati nel sistema Afis.
Il pm ha intanto disposto il sequestro dell’impianto, anche al fine di continuare le ricerche di effetti personali e altri elementi utili alle indagini. Sul posto, a coordinare il lavoro delle Volanti, della Mobile e della Scientifica, è arrivato il commissario capo Marco Lovrovich.
Tutti ancora aperti i quesiti del caso: oltre all’identità e alle cause effettive della morte, anche il punto esatto in cui la donna è finita nella roggia - in teoria, il corpo potrebbe avere viaggiato da via delle Scienze, dov’è posizionato lo sgrigliatore precedente -, e l’ora del decesso, che a un primo esame parrebbe poter risalire a un paio d’ore prima del ritrovamento.
Proprio per questo, a chiusura della giornata di ieri la Procura ha ribadito non essere emersa alcuna evidenza particolare, di qualsiasi verso, e insistito sulla necessità di procedere con approfondimenti a 360 gradi.
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