Undici anni fa il mistero di Donatella Cordenons

UDINE. Il ritrovamento del cadavere di una donna nel Ledra, ieri sera, fa tornare alla mente un altro mistero udinese, quello relativo alla morte di Donatella Cordenons, 39 anni, che abitava del Pordenonese. Il fatto risale al 9 ottobre 2004. Il suo corpo senza vestiti, con un cordino da muratore ancora stretto intorno al collo, venne trovato in una centrale idroelettrica di via Canapificio, nella zona di Sant’Ulderico.
Dopo dieci anni di indagini, praticamente ininterrotte, e quattro procedimenti giudiziari finiti in archivio, oggi non ha ancora un nome il killer di Donatella Cordenons.
A trovare il corpo è il custode della “Idroelettrica B&M srl”di via Canapificio. Come ogni giorno perlustra la zona esterna dell’impianto che produce energia sfruttando il canale Ledra, all’altezza della diramazione Trivignano. Lo sguardo corre lungo un canale convogliatore dove scivolano i detriti rigettati da una griglia.
Lì si trova il corpo. «Picchiata e poi strangolata» è il responso del medico legale e l’identità della donna, che di notte faceva la prostituta a Udine, è stata scoperta solamente in tarda serata. Il primo magistrato a occuparsi del “giallo” è il procuratore aggiunto Giancarlo Buonocore.
Vengono ascoltate decine di persone, raccolti numerosissimi elementi e così, nelle settimane successive al delitto, due friulani finiscono iscritti nel registro degli indagati. Ma nei loro confronti, poi, non emerge nulla di rilevante e i fascicoli vengono archiviati.
L’attività investigativa riparte nel 2009, grazie alle nuove possibilità di approfondimento sulle tracce biologiche offerte dalla tecnologia.
E, infatti, emerge un profilo genetico maschile dall’esame effettuato su una porzione di cordino in nylon con caratteristiche del tutto simili a quello annodato intorno al collo della donna e ritrovato, al tempo, nel luogo in cui era presumibilmente avvenuto l’omicidio, ossia in un’area di parcheggio nelle vicinanze dell’ospedale Gervasutta.
Tale Dna, secondo gli esperti, può essere utilizzato per eventuali comparazioni. Ed è proprio per questa ragione che questo caso, nonostante i procedimenti già archiviati, di fatto non si può considerare chiuso.
In una zona poco distante da via Marco Volpe, dove è avvenuto ieri il ritrovamento di una donna senza vita, si è consumato in passato un altro grave fatto di sangue: il duplice omicidio degli algerini Abdelmadjid Halfauoi, 35 anni, e il 30enne Faouzi Lakhal, accoltellati in viale Ledra nell’agosto 2007 nell’ambito di una compravendita di cocaina.
Due omicidi per i quali patteggia 20 anni di reclusione in Corte d’assise d’appello il friulano Manuel Dolso, 35 anni originario di Mortegliano (in primo grado è stato condannato all’ergastolo).
Dieci anni di reclusione li patteggia invece il romeno Claudiu Mihai, 31enne, di Porpetto, che in primo grado è stato condannato a 12 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione solo per l’omicidio di Lakhal.
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