Don Livio Corazza vescovo

A sorpresa nei tempi e a trent’anni dall’ultimo, la diocesi esprime un vescovo: è monsignor Livio Corazza, 64 anni, pordenonese doc di Villanova. Non stupisca la decisione di papa Francesco, perché “don Livio” incarna la sua visione del pastore che ha «l’odore delle pecore», prete degli ultimi – per molti anni ha diretto la Caritas diocesana e poi la sezione Europa di quella italiana – e dei deboli. È destinato alla diocesi di Forlì-Bertinoro, dove il vescovo uscente Lino Pizzi ha rinunciato per raggiunti limiti di età.
L’annuncio, ieri a mezzogiorno mentre suonavano le campane delle cattedrali, con un comunicato della sala stampa vaticana e dai vescovi, nelle rispettive sedi, di Forlì e Pordenone. Nella curia cittadina monsignor Giuseppe Pellegrini aveva convocato i vicari episcopali, i vicari e provicari foranei, gli officiali di Curia, i membri della Caritas, i familiari dell’eletto e i rappresentanti delle parrocchie dove ha operato. Quando è entrato accompagnato da don Livio Corazza e dal vicario generale Orioldo Marson, si è capito e “l’illustre ospite” da Concordia Sagittaria è stato salutato da un lungo applauso. Poi, la preghiera allo Spirito Santo e la lettura della nomina ufficiale, seguita da un altro applauso. «Siamo tutti commossi», ha detto Pellegrini con gli occhi lucidi, consegnando al “collega” lo zucchetto mentre il vescovo emerito Ovidio Poletto gli ha donato la sua croce pettorale. «Dopo trent’anni è bello che dalla nostra diocesi un altro presbitero venga accolto nel collegio episcopale. Grazie al dono del Papa, don Livio andrà in un campo ampio per esserne pastore, in terre belle e non facili».
La nomina firmata dal nunzio apostolico, lo svizzero Emil Paul Tscherrig, porta la data del 23 gennaio, a quasi trent’anni dall’elezione dell’ultimo vescovo diocesano, monsignor Pietro Giacomo Nonis, destinato a Vicenza. «Sappiamo di donare – ha detto Pellegrini affiancato dall’emerito Ovidio Poletto, dal vicario generale Orioldo Marson, dal cancelliere Roberto Tondato e dal vice Matteo Lazzarin – un valido pastore, esperto in umanità, capace di esprimere la vicinanza della comunità ecclesiale nei confronti dei poveri e dei disagiati, dei lavoratori e delle famiglie».
Don Livio Corazza, prima di essere nominato parroco della cattedrale, a Concordia Sagittaria, e di Sindacale e Teson, aveva compiuto una lunga esperienza in Caritas. In quel contesto si era trovato a vivere gli anni degli inizi del fenomeno migratorio e delle nuove povertà. Accanto all’attenzione alle donne vittime della tratta e all’accoglienza degli stranieri, si prodigò per l’abitare sociale e diede un contributo anche per lo sviluppo legislativo sul fenomeno delle collaboratrici familiari straniere (badanti) favorendone l’impiego regolare nelle famiglie.
L’augurio a monsignor Livio Corazza, ha detto Pellegrini, «è che l’esperienza maturata in questi contesti lo accompagni nel realizzare il suo agire episcopale improntandolo alle esigenze del Vangelo, in una chiesa dialogica e sinodale, preoccupata di convincere e persuadere più che di imporre, camminando insieme ai suoi fedeli, testimoniando misericordia, lungimiranza e certa speranza nella fedeltà del Signore». La nomina, è stato l’auspicio, «possa creare nuovi legami di fraternità, rendendo in certo senso più vicina la terra che sta tra Livenza e Tagliamento alla terra romagnola, geograficamente diverse e distanti, ma da oggi accomunate dal dono del nuovo vescovo».
«Sono stato combattuto tra la soddisfazione per questa fiducia e la scelta, che rappresenta uno strappo», ha premesso il neovescovo. «Un proverbio africano dice che per educare un bambino ci vuole un villaggio: ecco, per educare un vescovo ci vuole una diocesi». Ripercorrendo tutte le tappe della vita, ha salutato la famiglia, «che mi ha trasmesso la fede». Ai confratelli: «Spero di non deludervi». Al successore a Concordia Sagittaria, chiunque sarà: «Anni belli e impegnativi, lì bisogna lavorare...». Ai fedeli di Concordia-Pordenone: «Un popolo che mi ha formato e aiutato a crescere. Il Papa mi ha chiesto questo servizio: vado in una terra che non conosco, come ambasciatore vostro. Porto con me la storia di questi anni».
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