Domani l’addio a Qualizza

Unanime il cordoglio, in città, per la morte di Giuseppe Qualizza, colto da infarto martedì scorso in duomo e spirato in ospedale. Domani alle 15 in duomo i funerali. I figli Piergiorgio e Gabriele...

Unanime il cordoglio, in città, per la morte di Giuseppe Qualizza, colto da infarto martedì scorso in duomo e spirato in ospedale. Domani alle 15 in duomo i funerali. I figli Piergiorgio e Gabriele ci hanno fatto pervenire questo ricordo.

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Era nato a San Leonardo di Cividale (Udine): una famiglia all’antica, con tanti fratelli, dedita da generazioni al lavoro dei campi. L’infanzia e la prima adolescenza segnate dall’esperienza della guerra, poi la pace e la ricostruzione, l’aria carica di attese della neonata democrazia, l’Italia che tornava a guardare con fiducia al domani: aveva deciso di dare anche lui il suo contributo. Era cominciato così l’impegno: la Coldiretti, l’Azione Cattolica, la partecipazione alla vita politica. Un ragazzo infaticabile e generoso, sensibile e altruista per natura, senza grilli per la testa, riservato. Con due grandi occhi azzurri. Pronti a sognare. Aveva catturato così l’attenzione di Marisa, giovane maestra da poco trasferita nel suo paese: forse al primo sguardo non se ne rendeva ancora conto, ma era cominiciata la storia più importante della sua vita.

Nel nome di questo amore aveva deciso infatti di cambiare tutto. Lasciato il piccolo paese di montagna in cui era nato, aveva lavorato per qualche anno in Svizzera come elettricista. Poi era arrivato il richiamo della Zanussi, che cercava tecnici e risorse qualificate da inserire in azienda. Si era stabilito con sua moglie a Pordenone nei primi anni ’60, facendosi apprezzare da tutti per il suo temperamento, mite e tenace al tempo stesso. Qui la sua famiglia era cresciuta: i due figli Gabriele e Piergiorgio, la nuora Miriam, il giovane nipote Matteo. Aveva accettato di vivere in maniera sobria ed essenziale, per consentire ai suoi figli di studiare e camminare a testa alta nella vita, trasmettendo loro sogni e desideri che da giovane non aveva potuto realizzare. Era stato un genitore severo ed esigente, ma negli ultimi anni era diventato tenero e dolce come il padre nella parabola del “figliol prodigo”: pronto a perdonare. Per ricominciare... Dietro la forte dirittura morale, nascondeva un animo sensibilissimo, sconosciuto ai più: sapeva parlare tre lingue, suonava, andava ai concerti di musica classica.

Fortemente religioso, animato da una fede incrollabile e solida come una pietra antica, aveva accolto con entusiasmo il messaggio del Concilio, che valorizza l’impegno dei laici. Discreto e rispettoso con tutti, aveva contribuito come sindacalista al lavoro della Cisl, ma – soprattutto – per tanti anni aveva condiviso con sua moglie, a cui era legato da profondissimo affetto, l’impegno nella Pastorale della Famiglia nella Diocesi di Concordia-Pordenone e negli incontri della Madonnina del Grappa. Era stato attivo anche alla Casa dello Studente, nei gruppi di Presenza e cultura. Negli ultimi anni, in pensione, aveva cominciato a coltivare l’hobby dell’apicoltura.

A fine agosto aveva festeggiato con Marisa i 50 anni di matrimonio. Martedì il pranzo in famiglia, una passeggiata all’aria aperta per assaporare la giornata di sole. Poi la messa del primo novembre in Duomo e l’improvviso malore, tra le braccia della donna che aveva amato per tutta la vita: qui gli angeli sono venuti a prenderlo, per portarlo tra i giusti, come annunciava il brano di San Giovanni letto in chiesa nella festa di tutti i santi.

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