Divampa un incendio al Bronx di Pordenone: salvo l’archivio dell'Inps

PORDENONE. Due parole. “Sliding doors”.
Chi ama il cinema le collega a Londra, a una Gwyneth Paltrow più giovane di vent’anni, alla regia di Kieslowski e a una metro presa all’ultimo istante o, viceversa, mancata.
La trama è quella di una storica pellicola in cui due opposte idee di finale danzano intorno a un tradimento e si ricongiungono in un anello raccolto da terra.
Per gli altri, gli allergici al grande schermo, niente paura: è la semplice differenza fra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere.
La nostra storia ruota intorno a questo concetto. Solo che si svolge in uno scenario molto meno turistico, il centro di Pordenone, e nel peggiore quartiere locale, il Bronx.
Tutto nasce con un principio d’incendio, in un magazzino ricavato all’interno di una struttura di cemento di proprietà dell’Inps, la cui sede è al piano superiore. C’è un cortocircuito e una lampada cade. A pochi centimetri, una porta. Al di là documenti, tanti: l’archivio dell’istituto.
Suona un allarme, ma siamo nei sotterranei di questa zona dimenticata dagli uomini, se non da Dio, specie nel primo pomeriggio di un giorno lavorativo.
La sirena non spicca per intensità di volume ma il fato vuole, prima porta girevole, che poco distante stiano operando dei tecnici di una società di manutenzione incaricati dall’Inps di verificare il rispetto di alcune normative in materia di lavoro.
Uno di loro si accorge che qualcosa sta accadendo. Interviene con un collega e intanto dà l’allarme ai vigili del fuoco del comando provinciale. Entra e aziona l’estintore, avendo ragione delle fiamme nascenti che stavano per aggredire la porta e il materiale custodito all’interno della stanza attigua.
Arrivano anche i dipendenti dell’Inps, oltre agli uomini del 115 che, indossate le maschere e utilizzati i condotti di uscita del fumo, riescono a ripristinare le condizioni per poter entrare nel magazzino senza rischiare l’intossicazione.
I vigili del fuoco e i tecnici manutentori accertano che l’archivio previdenziale, seconda porta girevole, è stato salvato dal fatto che la traiettoria di caduta della lampada è stata particolare, insolita.
Un rimbalzo sbagliato, una direzione diversa della scintilla originata dal cortocircuito e migliaia di documenti sulla vita e i dati dei lavoratori del Friuli occidentale sarebbero andati perduti.
Ed eccoci alla terza e ultima porta girevole.
Si fosse verificata l’ultima, meno fortunata, ipotesi, i mezzi dei vigili del fuoco chiamati a intervenire al Bronx sarebbero stati ben più di uno.
E il consueto scenario di sosta selvaggia e distanze non rispettate, giacigli di fortuna e diritti violati, avrebbe originato l’ennesima puntata del tormentone “Storici problemi pordenonesi irrisolti: il Bronx”.
Una zona franca in cui i mezzi delle forze dell’ordine sono costretti alle gimcane e in cui, ogni giorno, si continuano a violare decine di norme del codice della strada e prima ancora della logica, del buon senso e della necessità di tutela delle vite e dei beni delle persone fisiche e giuridiche.
Soltanto il caso ha voluto che le porte della metropolitana si chiudessero al momento giusto.
Ma il secondo finale del film, quello che si sarebbe potuto evitare se soltanto..., beh quello non vorremmo vederlo, nè doverlo raccontare.
La sirena, seppure a un volume contenuto, è suonata.
E non solo, speriamo, per i tecnici della manutenzione chiamati dall’Inps.
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